Ora che l’avventura è iniziata, con il passaggio del turno, dovuto e arrivato, la cosa peggiore da fare sarebbe quella di avere un atteggiamento rassegnato.
Non era scontato rimettersi in pista subito dopo la sconfitta in coppa Italia che, a dispetto di quanto proclamato pubblicamente da Bandecchi, poteva essere un trampolino emotivo importante. Aver perso la partita oltre a non poter festeggiare e a non alzare un trofeo ha obbligato la Ternana ad iniziare la scalata alla B dalla base e quindi nel caldo torrido di luglio a iniziare la maratona nel modo peggiore e con almeno due svantaggi: giocare due partite in più e giocarne due fuori casa (con l’obbligo della vittoria quindi).
Ma tutto questo (la delusione per la mancata vittoria della coppa, la fine dei playoff ancora lontana, il pronostico sulla carta non favorevole) non devono far abbattere l’ambiente rossoverde. Anzi, dovrebbero al contrario esaltarlo. D’altro canto noi “Semo nati pe’ tribbola’” e quindi visto che nessuno finora ha mai regalato niente alla Ternana vorrà dire che cercheremo di andarci a prendere anche questa.
Questi playoff sono certamente un’agonia. Perché sono lunghi, perché ti devi preparare ogni tre giorni, perché la formula rende ancora tutto più incerto... per non parlare dello stop che ha scompaginato tutto e non regala più certezze a nessuno. Nessuno finora ha fatto la voce grossa, nessuno si sente vincitore, perché in un torneo così particolare può succedere di tutto.
Ogni cosa, da chiunque, viene vissuta come potenzialmente decisiva. Uno stillicidio, dunque. Un’agonia.
Ma tutti questi termini sono negativi e presuppongono pessimismo. Ma siccome essere ottimisti non costa nulla e soprattutto non preclude nulla vorremmo provare a cambiare punto di vista. La Ternana è vero ha bisogno di più gare per arrivare fino alla fine. Ma siamo sicuri che queste partite (ormai sicuramente tre) non servano anche per trovare quel ritmo gara che finora gli altri non sanno se e quanto ne avranno?
In tanti hanno storto il naso per la mancata vena realizzativa dei rossoverdi: per carità un problema che Gallo si trascina da tempo e quindi il nostro giudizio si ricorda della squadra preCovid. Ma se poi andiamo a vedere quello che succede nelle altre partite... non è che siano messi meglio. Agonia offensiva in rossoverde? In realtà solo in Catania Francavilla si è segnato, in questo turno di playoff ed è stata una partita pazza. Non vi basta la C? Prendete le prime partite in assoluto giocate dai superprofessionisti e da grandi campioni. La Juventus le prime due partite ha fatto zero reti, il primo gol lo ha segnato su rigore (Ronaldo) e poi ha cominciato ad ingranare. Lautaro Martinez, per dirne un’altra non è ancora riuscito a segnare. Mentre invece stanno segnando a ripetizione Rebic e Simeone, tanto per dire, che finora non si erano distinti per la lucidità sottoporta.
Agonia e ritmo blando? Giocare aiuta a giocare meglio. E’ chiaro che è meglio vincere. Ma prendete ancora esempio dalla Serie A: chi ha giocato di più (Napoli, Juventus, Milan e Inter) sembrano avere più benzina delle altre. Un conto è allenarsi da soli, un conto avere un parametro: allenarsi giocando (magari non sempre bene) con degli avversari che ti danno il senso della misura.
Agonia da vittima sacrificale? Sapete dirci ora chi possa essere la favorita di questi playoff? Una squadra che magari con serenità e contro pronostico riesce a scalare posizioni o chi aspetta la partita secca per capire se potrà essere in grado di sostenere caldo e ritmo a metà luglio.
E’ tutta una questione di punti di vista. E naturalmente, il giudice supremo sarà sempre e solo il campo.
Questa Ternana ha dei limiti, ovvio. Questa Ternana non ha espresso il suo potenziale e ancora non è al 100% della condizione. Questa Ternana ancora non ha il killer instinct. Ma questa Ternana è ancora in corsa. Partendo dal basso perché durante la regular season non aveva saputo reggere il passo. Ma già domenica è come se si fosse qualificata quarta. A nostro avviso sempre troppo poco, a dire il vero. Ma ha il destino fra le proprie mani, anzi fra i propri piedi. E pensare in negativo invece che sperare ed esaltarsi, pensare alla sofferenza e al fastidio invece che alla possibilità ancora viva e a una cavalcata possibile è un delitto.
Se la Ternana non ci avesse creduto avrebbe abdicato prima: poteva farlo e non sarebbe successo nulla. Lo hanno fatto in tanti. Ora è nella mischia e noi vogliamo buttarci con lei nel gruppone. Chi non ci crede può anche starsene fuori dallo stadio (virtuale s’intende). Non è necessario rimanere sul loggione pronti a criticare. Se la Ternana non riuscirà a far bene è chiaro che bisognerà interrogarsi (nuovamente) sul perché per evitare di ripetere gli errori (perché gli errori ci sono stati) in futuro. Dovrebbe farlo a prescindere, con serenità anche se le cose dovessero volgere al meglio. Ma non è questo il periodo giusto. Ripetiamo: si può anche uscire dallo stadio virtuale. Basta non rientrare poi soltanto nella fase finale: in cui nessuno ora pare credere. Ma che sono lì, a solo 4 partite di distanza. 1 in casa e 3 fuori. Un pari e tre vittorie per arrivare alla final four. Difficile, non impossibile. Altro che stillicidio, altro che agonia. L’agonia è l’anticamera della morte. Questa Ternana invece è ancora viva. Nessuno le vieta di vincere. A casa nostra si chiama opportunità, Da cogliere a tutti i costi, con tutte le proprie forze. C’è tempo (ancora e speriamo tanto) per il processo.
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