E' peggio provare e fallire, oppure non esporsi a rischi ma riuscire a metà?

Se questa domanda l'avessimo fatta alla Ternana e al Pochesci di un girone fa, ne siamo sicuri, ci saremmo sentiti rispondere (soprattutto coi fatti, oltre che a parole) che non rischiare per racimolare qualche briciola è l'errore peggiore che si possa commettere, non solo nel calcio ma anche nella vita. Ad un girone di distanza, però, abbiamo paura che la risposta potrebbe essere diversa. Già, perchè se a parole l'allenatore e qualsiasi altra componente della società rossoverde continuerebbe a ribadire la stessa tesi, quello che abbiamo visto ultimamente in campo (e non parliamo solo di Empoli) ci racconta qualcosa di diverso. Vuoi perchè si è perso l'effetto sorpresa delle prime partite, vuoi perchè ormai nel calcio i segreti non esistono più, vuoi perchè andando avanti i punti lasciati per strada pesano come macigni, la Ternana sembra aver perso la spensieratezza e la faccia tosta. Spensieratezza non intesa come atteggiamento infantile di chi non si rende conto dei rischi che corre, e faccia tosta non è sinonimo di bullismo e menefreghismo: quello che le Fere sembrano aver dimenticato è il divertimento di chi fa un lavoro che ama e la consapevolezza dei propri mezzi. Proprio perchè tante volte la Ternana ha provato a vincere e quasi altrettante volte ha fallito, spesso subendo rimonte che a raccontarle sembrano inverosimili, i rossoverdi sembrano essersi rintanati in quella strana convinzione che, come si dice a Terni, "fra lu pocu e lu gnente, è mejo lu pocu". Dal "tutti all'arrembaggio", spesso la Ternana passa al "tutti sotto coperta", fatica a trovare quella via di mezzo che garantirebbe quell'equilibrio tanto cercato da Pochesci. E' vero che la difesa è migliorata, contiene meglio gli avversari e concede meno, ma a spegnersi è stato l'attacco, e non inteso come reparto, ma come quella forza motrice che faceva si che ogni rossoverde in campo (e in panchina, e in tribuna) spingesse il pallone verso la rete. Capiteci bene, i giocatori e tutto lo staff danno ancora e sempre l'anima per quella maglia, per quei colori, ma sembrano crederci meno, sembra essere venuta meno la sfacciataggine che faceva pensar loro di essere pari a tutti ed inferiori di nessuno.

E allora, Ternana, giù la maschera, perchè adesso non è tempo di nascondersi, non è tempo di accontentarsi. Questa è l'ora di riprendere coscienza, di tornare ad essere quella squadra indomita e mai paga.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 26 gennaio 2018 alle 00:01
Autore: Marina Ferretti
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