Mi ero ripromesso di non guardare la classifica per un po’, un modo per esorcizzarla stante la situazione critica della Ternana. Ovviamente continuerò nel mio modestissimo progetto. Che ha però una sua valenza: riesce ad evidenziare pregi e lacune della squadra al netto della classifica. Un modo per valutare meglio il lavoro di De Canio e della squadra.

Così dopo quattro partite con il tecnico materano alla guida (a dire il vero le prime due non dovrebbero essere considerate visto che non ha avuto modo di allenare il gruppo) qualche elemento di novità è emerso e merita di essere considerato.

Il primo e più evidente riguarda l’atteggiamento tattico assunto dalla squadra: un modulo di base e piccole variazioni sul tema ma con al centro della questione, difesa a quattro e centrocampo a tre. La variante in attacco: due esterni e un centrale oppure due centravanti con il fantasista alle spalle con pochi compiti difensivi e grande libertà interpretativa in fase offensiva.

La continuità è servita a dare qualche certezza ad una squadra che di certezze non ne aveva perché molto era lasciato all’improvvisazione, alla “genialata” del momento oltre alla corsa di Carretta in fase d’attacco. Continuità anche d’impiego perché di cambiamenti all’undici base ce ne sono stati pochi e quei pochi determinati da infortuni o squalifiche. Quindi scelte precise anche se non definitive. Scelte che hanno aperto le porte anche a giocatori caduti nel dimenticatoio e riportati quindi al centro del progetto in una progressiva fase di responsabilizzazione che ha contribuito, insieme alle altre scelte, a far lievitare la produttività e la qualità dei singoli.

Un passo avanti fondamentale per sperare in una Ternana capace di essere protagonista fino alla fine del torneo in una lotta per la salvezza che si annuncia piuttosto complicata e, magari, capace anche di coinvolgere anche qualche insospettabile del momento.

De Canio quindi sta lavorando bene anche se si ritrova con le mani legate per quel che riguarda l’aspetto fisico. La squadra non tiene l’intera partita, fin qui è parso evidente. Ma impostare un lavoro pesante per migliorare la tenuta fisica potrebbe diventare deleterio al momento e non produrre gli effetti sperati in tempo utile. Insomma, tecnico e preparatore debbono andarci con i piedi di piombo cercando comunque di migliorare gradualmente la tenuta dei giocatori che, viceversa, possono migliorare molto sul piano tattico come hanno dimostrato queste ultime uscite.

Tutto quanto di buono si è visto in campo è generato anche da una serie di regole comportamentali imposte dal tecnico. Regole che sono patrimonio di ogni squadra professionistica ma che, evidentemente, erano sconosciute da queste parti. Orari per ritirarsi la sera, alimentazione e via dicendo.

Un lavoro in profondità che sta cercando di riportare sulla giusta linea di navigazione una nave che era finita nelle secche di un mare diventato inevitabilmente impervio. L’esito della restaurazione imposta da De Canio con il placet (entusiasta) della società è impossibile da prevedere. Di sicuro ad oggi ha riacceso una speranza che apparteneva ormai a pochissimi ottimisti. Ha ridato dignità alla squadra e alla stagione che sta portando a compimento e indicato la via ad una società che aveva colpevolmente accettato una scommessa con troppe variabili a inizio stagione. Ma Bandecchi e soci hanno avuto il merito, anche se tardivo, di ricredersi, motivo per cui non torneremo più sulla questione ormai dibattuta fino alla noia. Nella speranza che tutto sia servito per fare esperienza e programmare al meglio la prossima stagione passando per una salvezza complicatissima ma ancora possibile.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 13 marzo 2018 alle 00:00
Autore: Massimo Laureti
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