Il 25 aprile si celebra il decennale della promozione in Serie B della stagione 2011/12, così la redazione di TN ha deciso di dare voce al condottiero di quella grande cavalcata e di capire cosa è rimasto dopo dieci anni da quella storica impresa...

Come sa il 25 aprile sarà il decennale della promozione in Serie B di quella Ternana dove lei rappresentava il condottiero di quella squadra che ha realizzato qualcosa di impensabile, cosa le viene in mente 10 anni dopo ripensando a quella stagione?

Ogni anno il 25 aprile penso a quel giorno, a quei festeggiamenti e a quell’impresa…

Una cavalcata straordinaria, con una società fantastica che ci ha consentito di realizzare un vero e proprio miracolo sportivo. Mi tornano in mente le partite di quella stagione, come quella con il Pavia in casa, come la vittoria con il Pisa in 9, lo stadio pieno l’ultima giornata con la Reggiana, i festeggiamenti che sono durati mesi, sono veramente dei ricordi indelebili… Riportare l’entusiasmo ad una città e una società che veniva da momenti difficili come la Ternana, è motivo di grande orgoglio per me; abbiamo iniziato il campionato con 200 persone allo stadio e lo abbiamo concluso con i tifosi tutti presenti nell’ultima giornata, per me questo vuol dire tanto.

Lei, per altro, è arrivato proprio nell’estate di quella stagione, si sarebbe mai aspettato all’inizio della sua avventura rossoverde un traguardo del genere?

No, assolutamente, ricordo iniziammo il ritiro con il direttore Cozzella in 8 a Norcia, piano piano abbiamo aggiunto vari tasselli per completare la squadra, quando riuscii ad avere a disposizione la rosa completa, capii subito che si trattava di un gruppo fantastico, un gruppo di uomini veri che per i propri compagni avrebbe fatto qualsiasi cosa. Costruimmo una squadra che non solo esprimeva un gran calcio, ma che rispecchiava anche il DNA di Terni, fatto di sacrificio e di lavoro quotidiano, tutti i tifosi si potevano rispecchiare in quel gruppo. Gruppo che proprio come me è rimasto estremamente legato alla Ternana e a Terni, e credo che siano riusciti a trovare un posto nel cuore di tutti i ternani come pochi fino a quel momento hanno fatto.

Qual è stato il momento chiave della stagione, dove avete capito che veramente si poteva puntare a qualcosa di importante?

Credo che sia stata la vittoria a Taranto, che ci portò in testa alla classifica, lì il gruppo ha acquisito la consapevolezza di poter fare qualcosa di straordinario.

Cosa vi è mancato la stagione successiva alla promozione, conclusa comunque con un ottimo nono posto, per fare un ulteriore step in avanti anche se in un campionato più difficile come la Serie B?

Il mio più grande rimpianto è proprio quell’anno, perché sulla scia dell’entusiasmo e con quel gruppo stavamo facendo bene anche all’inizio di quell’anno, poi però con gli infortuni importanti di Nolè, di Pisacane, Meccariello fino ad arrivare a quello di Bernardi e Di Deo, abbiamo dovuto cambiare il nostro modo di giocare, diventando più pratici e meno propositivi. Sono convinto che quell’anno con la rosa al completo avremmo potuto fare grandi cose…

Lei ha parlato di come siate diventati più pratici quell’anno, rinunciando quindi alla spettacolarità e all’inventiva, secondo lei la Ternana di quest’anno ha subito lo stesso processo, ovviamente per ragioni diverse, a cui voi vi siete sottoposti quella stagione? Partendo dallo scorso anno da un calcio propositivo e spettacolare, fino ad arrivare ad oggi, dove quel calcio e quella spensieratezza si sono visti a sprazzi e forse è proprio quello che è mancato, cosa ne pensa?

Seguo sempre la Ternana, e l’ho seguita anche quest’anno, da esterno, posso dire che secondo me l’errore è stato di avere il timore di pensare in grande, la comunicazione è importante in questo, perché a volte si avvertiva che l’obiettivo fosse la salvezza e a volte invece che si potesse puntare a qualcosa di più. Questo modo di pensare altalenante si è rispecchiato anche in campo, perché secondo me la Ternana ha espresso un gran calcio anche quest’anno a tratti, ha giocato a viso aperto con tutte le squadre, però proprio questo modo di pensare ha fatto sì che la squadra molte volte giocasse con il freno a mano tirato e non esprimesse tutto il suo reale potenziale. La Ternana, secondo me, in questo momento ha un grande allenatore e una società forte su cui poter contare, e nell’anno in cui raggiungi la Serie B dalla C, dico sempre che devi pensare con la testa o con il cuore, perché vorresti mantenere quel gruppo che ha faticato tanto per arrivare a giocare in questo campionato e questo ti porta a volte a fare delle scelte sbagliate, trattenendo giocatori che non sono in grado di giocare a quei livelli, e quindi è importante usare anche la testa, ma il primo anno di Serie B è difficile per tutti, anche per queste ragioni e per questo dare troppe aspettative il primo anno è qualcosa di deleterio per me; poche squadre sono riuscite a fare il doppio salto dalla Serie C alla Serie A, perché è qualcosa di estremamente complicato.

Cosa la tiene così legato alla città di Terni e cosa si porta dietro dall’esperienza rossoverde?

Ho passato 4 anni a Terni, dove ho vissuto momenti fantastici e conosciuto gente straordinaria con cui ho instaurato dei rapporti quasi fraterni che ancora ci sono, Terni è una città che mi ha dato tanto, mi auguro di aver saputo dare tanto quanto quello che ho ricevuto, Terni insieme a Reggio Calabria che è la mia città natale sono state le parentesi che più mi hanno segnato nella mia carriera e nella mia vita in generale.

Quali sono i suoi progetti futuri? E cosa cerca in questo momento in una squadra?

Devo essere sempre pronto in questo momento, soprattutto nel calcio di oggi dove tutto cambia molto velocemente e continuamente, nel momento in cui troverò un progetto che mi entusiasmi e che rispecchi la mia grande passione, riuscirò a esprimere il me stesso migliore. Deve esserci chiarezza sugli obiettivi e un progetto serio che punti alla crescita non solo della società ma dei calciatori e del calcio italiano, che viene da un momento di difficoltà che non ha precedenti; quando troverò tutto ciò sarò pronto a mettere anima e corpo per la causa.

Ultima domanda, da dove nasce lo slogan  di quella stagione :“non c’è gloria se non sulla cima”?

Volevamo una frase che rappresentasse quella stagione, in quel periodo non si usava fare scritte sulle maglie o cose del genere, pensammo a qualche frase e mi venne in mente questa frase che la squadra e la società accettarono di buon grado, e che divenne il motto di quella squadra che tutt’oggi ancora ci portiamo dentro con quei ragazzi.

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Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 25 aprile 2022 alle 00:01 / Fonte: Autore: Leonardo Allegretti
Autore: Ternananews Redazione
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