La data del 3 maggio per far ripartire i campionati è inevitabilmente rotolata per terra. L’ennesima frontiera, l’ennesima illusione franata. Vincenzo Spadafora l’ha detto condendo il tutto con nuove frecciate polemiche verso il calcio di serie A: «Il 3 maggio è una data irrealistica». Ma il no al 3 maggio si combina con un altro annuncio. La proposta che il ministro dello Sport annuncerà in sede governativa già nelle prossime ore: divieto di allenamenti per tutto il mese di aprile. Quindi, fine dell’eccezione che era stata riservata agli atleti di vertice nei diversi DPCM fin qui promulgati. Di fatto, lo stop agli allenamenti delle squadre è già da giorni ormai nelle cose fra l’isolamento necessario per i club che hanno giocatori positivi al coronavirus e l’impossibilità di rispettare la distanza impersonale di un metro. Questo stop però si allunga fino alla fine di aprile. E sposta inevitabilmente la tabella di marcia di una possibile riapertura del pallone. Bisogna mettere in conto almeno 15 giorni per riuscire a ripartire. Ma sembra un conto ottimistico dopo un mese e mezzo di inattività. Potrebbe pure non bastare l’abbondante sconfinamento a luglio ipotizzato da Gravina e visto con scetticismo da alcune società.
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