Si va di corsa in via della Bardesca. C'è la necessità di cancellare l'onta della retrocessione dimostrando subito di voler fare le cose per bene. Si corre tanto, anche a rischio di prendere decisioni "politiche" che però non sfuggono all'occhio del tifoso attento. Esempio: la scritta Unicusano che mai è piaciuta al pubblico rossoverde, viene cancellata prima della fine del torneo. Scompare già nell'ultima gara di campionato contro l'Avellino. Via dallo stemma del club, via ovunque esso si trovi. Non sono questi i problemi sostanziali di una stagione sottovalutata sotto molti aspetti, a cominciare da quello economico degli investimenti come evidenziato dal budget di spesa (il penultimo del torneo). Comprendiamo la necessità di rifarsi un look adeguato con la piazza, ma per la questione Unicusano si poteva tranquillamente attendere l'inizio della prossima stagione. C'è poi il ritorno di Pagni sulla poltrona di diesse.Erano stati valutati anche altri profili, con trascorsi persino prestigiosi. Alla fine la scelta è caduta sul direttore calabrese perchè aveva già ricoperto l'incarico durante la stagione Liverani, quella del miracolo salvezza nell'ultimo periodo della gestione Longarini. Anche in questo caso, la sensazione appare quella di una scelta "politica" a favore del popolo.
Quanto a De Canio, era già scritto. Tre anni di contratto nel momento della firma con la volontà di proseguire nel bene o nel male. E' andata come sappiamo anche se a un certo punto la speranza di una nuova e clamorosa impresa come quella dell'anno precedente c'era, eccome. Con De Canio si punta sull'esperienza. Il pedigree c'è, seppur stringendo alla realtà dei fatti, la media punti del tecnico materano è stata la medesima dell'esordiente Pochesci che, quanto a gioco, poco gli può essere contestato. E qui sta il punto, La retrocessione della Ternana non è stata causa di questo e quell'altro degli allenatori. E' stata figlia della superficialità nella programmazione, dell'investimento eccessivamente modesto per la categoria, di tutta una serie di decisioni rinviate o mai adottate. Ora si cerca di riparare in fretta e furia con una veloce mano di vernice a cancellare (in superficie) quanto accaduto. Resta, però, il fuoco sotto la cenere e per domarlo definitivamente servono fatti e decisioni che vanno oltre le prime frettolose mosse di fine stagione. Il tempo, come sempre, sarà giudice sovrano.
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