Una pagina (grottesca) che si chiude

Una pagina (grottesca) che si chiude

Stefano D'Alessandro insieme a Thyrus

L’era D’Alessandro è durata tecnicamente neanche un anno. A ottobre dello scorso anno, dopo aver rilevato la società direttamente da Nicola Guida (dopo il tentativo fallito di cessione a Benedetto Mancini) a settembre di questo.

In mezzo un campionato di vertice in Serie C e una finale persa ai rigori, solo per rimanere nell’ambito sportivo. Ma una serie di alti e bassi, di dichiarazioni, di polemiche, di prese di posizione che – nonostante il poco periodo a Terni – hanno lasciato il segno. Profondo.

La Ternana grazie al loro arrivo sarebbe dovuta essere al sicuro per i prossimi decenni. Non ci si sarebbe dovuti mai più preoccupare della situazione finanziaria della Ternana. Si sarebbe finalmente realizzato lo stadio e anche il centro sportivo. Se non si fosse centrata la promozione si sarebbe provato anche quest’anno. Queste sono alcune delle promesse, anzi delle colonne, sui cui si è basata la presidenza D’Alessandro. Non sono tutte, ovviamente. Ma tutte queste sono state certamente dette in pubblico, in conferenza stampa, a volte anche alzando i toni. Non se ne è verificata neanche una.

L’amore con la città non è mai sbocciato. E’ sembrato fosse più importante una conferma e una riconoscenza in più, un applauso, un flash, un sorriso, un titolo, piuttosto che la sostanza. Per mesi sono stati più che presenti allo stadio e alle conferenze stampa, tanto da raddoppiare praticamente i giocatori sotto la curva e anche le parole dell’allenatore. Salvo poi scomparire al momento del litigio con Abate, con delle motivazioni che non sono state mai veramente capite dalla piazza e con un sottotesto esplicitato (ai diretti interessati e dalla stampa) che non è mai stato invece digerito dalla proprietà. Per poi riapparire di nuovo, al fianco del nuovo allenatore, come se ci si fosse liberati di un peso, per poi scomparire di nuovo il 7 giugno, lasciando Liverani solo, quando già c’era chi aveva provveduto a saldare gli stipendi per conto della Ternana.

Dopo la sconfitta ai rigori di Pescara non c’è stato più un contatto con la piazza, né tantomeno con la squadra. L’unico a tessere la tela fra palazzo Spada e la proprietà è stato Mangiarano che in questi mesi ha dovuto mediare per arrivare poi definitivamente alla soluzione della convenzione e quindi della cessione.

A rileggere ora gli scorsi 11 mesi sembra di vivere una SerieTV. Impossibile che sia successo tutto questo in un lasso di tempo così breve. Dall’addio immediato per Foresti alla “necessità” di richiamare quest’estate (probabilmente ob torto collo) Mammarella.

Tutto insieme, tutto concentrato, tutto a volte così strano da sembrare fiction. Recentemente sono apparsi fugacemente a Terni per firmare le varie documentazioni necessarie per la cessione della squadra (e per la convenzione stadio/clinica) e poi nulla più.

Nonostante siano stati alla guida della società per poco tempo ce ne ricorderemo a lungo, perché è stata segnata una delle pagine più incredibili della storia rossoverde. Della centenaria storia rossoverde: a proposito neanche le iniziative per i festeggiamenti, sbandierate, sono state mai messe in pratica.

Un cammino pieno di contraddizioni, di verità non dette, di tanti petti in fuori ma poca sostanza. Di mancato confronto. Ma soprattutto con un epilogo talmente fragoroso che non c’è bisogno di aggiungere nient’altro.

In questi casi si dice che chi vince scrive la storia e chi perde è costretto a spiegare. Forse sarebbe stato meglio neanche leggerla la spiegazione, il loro punto di vista, di una vicenda obiettivamente grottesca.

Ora davvero tiriamo una linea e guardiamo avanti, come era stato chiesto. Con un plot twist che davvero neanche nelle serie tv americane avrebbero mai pensato. Per i nuovi proprietari la figlia fa la presidente, non la calciatrice!