Durante tutta la stagione si è cercato di capire, di interpretare e di spiegare cosa potesse essere successo alla Ternana, come mai dopo una partenza positiva la squadra sia scivolata sempre più in basso in classifica, fino al penultimo posto, fino alla zona della retrocessione diretta. Si sono avvicendati tre allenatori, anche se Panucci, di fatto, non è stato responsabile di alcuna partita in campionato, due direttori sportivi, sono stati ingaggiati molti giocatori, alcuni anche provenienti dalla Serie A, e ne sono stati ceduti altri; eppure il risultato non sta cambiando, i rossoverdi non riescono a darsi la scossa necessaria per risalire la classifica. Ma allora, cosa si può fare?
La questione è delicata e non siamo noi in grado di entrare negli aspetti puramente tattici della situazione, quello è un lavoro che lasciamo fare all'allenatore e al suo staff; quello che ci pare di vedere, però, è che buona parte del problema viene dalla testa. La Ternana in questo momento è una squadra spaventata, una squadra che scende in campo con la paura nelle gambe e nella mente, i rossoverdi non giocano con la testa sgombra e libera e questo si ripercuote inevitabilmente sulla prestazione messa in campo. Certamente non è semplice giocarsela senza pensieri, una partita sbagliata a questo punto potrebbe complicare l'intero discorso salvezza e permanenza in cadetteria, eppure con il timore di sbagliare e con la paura di prendere gol e di perdere le cose non stanno migliorando: la Ternana vera, quella che gioca davvero, si vede solo dopo aver subito una rete, e questo non può essere certamente un caso. In campo c'è la paura di scoprirsi, di rendersi vulnerabili all'attacco degli avversari, forse si è troppo cauti, ma proprio nel momento in cui questo accade, ecco che la Ternana sembra risvegliarsi dal torpore, proprio per la voglia di correre ai ripari, di riaprire la partita e di non restare a secco di punti. Una situazione comprensibile, soprattutto per quanto riguarda i giocatori con meno esperienza in campionati professionistici, comprensibile ma dannosa, un atteggiamento che può essere capito ma che va assolutamente cambiato. Troppe sono state, fino ad oggi, le squadre che abbiamo visto giocare così, con la stessa paura e lo stesso timore, e di queste tante sono arrivate al punto in cui non era più possibile risollevarsi e solo da li hanno fatto vedere il loro vero valore, di saper giocare senza preoccupazione. Il compito di Gautieri e del suo staff, abbiamo l'impressione, non sarà solo e soprattutto quello tattico, perchè i movimenti di gioco, il modulo e lo schieramento in campo sono nulla senza la testa: l'allenatore campano e i suoi collaboratori dovranno lavorare tanto sulla testa dei giocatori, per scacciare le paure, per far si che si giochi fino all'ultimo come se non si avesse più nulla da perdere.
Lavorare sulla psicologia e sulle emozioni per sbloccare le gambe e rimettersi in gioco.
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