Montevideo, anni '90. In una casa vivono un tipico bambino uruguaiano e sua madre. Il padre sta a Bahia, Brasile. Ha una panetteria. Lui, di nome Felipe, cresce pane e… calcio. Fa goal con qualsiasi cosa. Palline di carta e palloni di cuoio. La madre ci prova a farlo studiare, tutti nella sua famiglia hanno fatto l'università. Lei primaria di Endocrinologia. Lui però ha preso i geni del famiglia del padre, 'los Avenatti': sportivi. Nonno, zio e papà. Amavano un altro pallone, quello a spicchi. Tutti e tre discreti giocatori di pallacanestro. A lui piace il calcio.
Da quando ha quattro anni, il futbol è la sua vita. A dodici anni lo chiama il River. Cresce nel settore giovanile dei millonarios. Il sabato pomeriggio compiti e tv: l'anticipo di A, le sfide di Premier. Finito il liceo, si iscrive ad Economia. Più per amore per la madre che per volontà. Non ce la fa, il calcio porta via troppo tempo. Ma è quello che ama fare, è ciò che vuole fare. I primi gol col River, sognando l'Europa. Che arriva. Montevideo-Terni, sponda River. Con vista Serie A: Avenatti non vuole fermarsi. Laureato in gol all’Università del Calcio. Felice la mamma…
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