Sempre così. Basta una partita storta e ti crolla il mondo addosso, anche se la settimana scorsa eri un eroe… il calcio è fatto anche di questo. Lo sta imparando, vedendo, capendo Felipe Avenatti. Eppure va bene difenderlo, sempre. Ma un fondo di verità c'è, eccome, nella rabbia di Tesser e di chi lo vede talvolta assentarsi completamente dalle partite in cui non gli gira tutto come vorrebbe.
Felipe ha un grande difetto, tipicamente uruguaiano: quando le cose non vanno, si abbatte. Le parole spariscono, l'intelligenza calcistica che tende ad appannarsi, vorrebbe scappare perché non sta facendo valere quel che in realtà ha. La scia sudamericana è anche questo, nel bene e nel male. Imparerà, Avenatti. Tornerà a segnare, non smetterà poi di abbattersi… per diventare grandi si passa anche da questo. Ma che sia da lezione: non 'sederti', Felipe, perché il calcio che conta non tollera tutto questo. E allora forse dovrebbe fare come quell'Ibrahimovic che tanto adora: se qualcosa non gira, la depressione trasformala in rabbia. Mai abbattersi; sempre tirare fuori gli attributi. Così si diventa grandi. E Terni tornerà ad applaudire, come sempre…
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