La Ternana non muore mai: cento anni di fede rossoverde

La Ternana non muore mai: cento anni di fede rossoverde

Stefano Bentivogli

Cento anni rossoverdi, cento anni di passione.

Cento anni. Un secolo intero di battiti rossoverdi che hanno scandito la vita di una città. Non è solo calcio, non è solo storia sportiva: è identità, appartenenza, passione. La Ternana Calcio è molto più di undici uomini in campo, è il filo invisibile che lega generazioni intere di ternani, dal nonno che racconta la Serie A al nipote che sogna di vederla di nuovo.

In questi cento anni è successo di tutto: promozioni esaltanti e retrocessioni dolorose, campioni che hanno infiammato il Liberati e sconfitte che hanno lasciato cicatrici profonde. Eppure, nulla ha mai incrinato il legame indissolubile tra Terni e la sua squadra. Perché la Ternana è lo specchio della sua gente: dura, testarda, mai doma, d’acciaio.

Chi non è ternano difficilmente può capirlo. Qui il calcio non è un passatempo, è un sentimento viscerale. È la prima sciarpa ricevuta da bambino, è la mano del padre che stringe forte quando si entra al Liberati, che per chi vive di Ternana non è uno stadio, ma una cattedrale. Un luogo sacro, dove si viene per vivere, non soltanto per guardare.

I ricordi che non muoiono mai

Ogni tifoso rossoverde porta dentro di sé momenti che valgono più di qualsiasi trofeo. Ricordi che diventano tatuaggi dell’anima.
Come quel 20 settembre 1998, Ternana-Torino. Una partita infinita, cuore in gola fino all’ultimo respiro. Poi, al 90’, il colpo di testa di Tiberi: la palla che gonfia la rete e lo stadio che esplode in un boato epico, di quelli che fanno tremare le gradinate e la pelle di chi c’era. Una vittoria che non era soltanto un risultato sportivo: era la conferma che la Ternana può tutto, anche contro i giganti.
E come dimenticare quel 3-2 al Treviso, con Mirko Monetta protagonista di una giocata che sembra scritta dal destino. Palla portata avanti con il tacco, conclusione vincente, e il Liberati che diventa un vulcano in eruzione. Lacrime, abbracci, urla che si mischiano alle sirene delle bandiere rossoverdi. Momenti che raccontano, meglio di mille parole, cosa significhi amare la Ternana.

Non solo calcio, ma fede

La Ternana non si ama solo quando vince. La si ama sempre. La si ama nella sofferenza delle retrocessioni, nelle trasferte impossibili in Serie C, nelle estati calde tra speranze e paure societarie. La si ama perché è un’eredità che non si sceglie, ma che ti appartiene da sempre. Una fede che non ammette alternative.
Ogni generazione ha avuto la sua partita da raccontare, il suo eroe da ricordare, la sua delusione da superare. Ed è proprio questa continuità che rende la Ternana eterna. Una fiamma che non si spegne, che attraversa il tempo, che rimane viva anche nei momenti più bui.

Cento anni e uno sguardo al futuro
Oggi, nel giorno del centenario, la città si ferma per celebrare non solo una squadra, ma una comunità. Si guarda indietro con orgoglio, ma soprattutto si guarda avanti con speranza. Perché la Ternana non è una favola conclusa, ma un racconto che continua a scriversi, giorno dopo giorno, partita dopo partita.
Tra altri cento anni, qualcuno ricorderà questi giorni con lo stesso orgoglio, con la stessa commozione, con la stessa fede. Perché la Ternana non è destinata a morire. La Ternana vive, dentro ogni ternano, ovunque egli si trovi.

100 anni di amore, di orgoglio e di eterna passione rossoverde.
E questo è solo l’inizio.