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Ghirelli: “Si rischia la continuità aziendale”

Francesco Ghirelli, nel suo intervento ai microfoni di antennaunonotizie.it, si è focalizzato sulle difficoltà che potrebbe incontrare la terza serie a causa degli effetti sull'economia del Covid-19: "E’ un momento particolare, che nessuno si sarebbe mai augurato di vivere. Partiamo da una condizione generale, di clima, nel quale è difficile ragionare. Ognuno di noi, infatti, si chiede: Ce la farò? Che cosa troverò del mio lavoro, della mia azienda? C’è quindi un incrocio di elementi in cui scatta un ruolo particolare di chi ha la responsabilità di governare. La responsabilità di portare tutti al di là dei crateri di cui il virus maledetto ha costellato il paese. Tutti questi elementi determinano una pressione per cui, spesso, c’è il rischio che la mente non sia libera, lucida, tranquilla. Spesso c’è una lettura delle cose che è vecchia, secondo il vocabolario pre virus. Noi, però, viviamo una condizione particolare, in cui c’è una guerra in atto ed una società civile che pulsa, ma che sta subendo livelli di mortalità superiori a quelli di un conflitto bellico. Dobbiamo sapere che, tutto ciò, crea problemi dal punto di vista del ragionamento, di come si valutano le cose. Rischiamo la continuità aziendale perché i patron delle nostre 60 società calcistiche sono, contemporaneamente, propietari di una o più aziende, dalle quali ricavano profitti, e tramite le quali danno lavoro ai dipendenti. Anche queste aziende sono sottoposte alla pressione della crisi e il rischio è che, ad un certo punto, il proprietario si trovi di fronte ad un bivio, che appare sempre più vicino: intervengo sulla società madre? La risposta, giustamente, è si, perché quella azienda garantisce sè stesso, la sua famiglia, gli operai. Il calcio, e questo bellissimo impianto sociale che è la Lega Pro, si presentano con una fragilità incredibile. Come quando la crisi arriva in una famiglia, si taglia tutto ciò che non è essenziale, per vincere la crisi. Ecco, noi rischiamo questo ed abbiamo quindi bisogno di interventi rapidi, di ammortizzatori sociali, di liquidità nelle aziende. Nel calcio professionistico noi siamo stati i più coerenti rispetto alla salute, ci siamo fermati il 21 febbraio nei gironi A e B, e alla fine di febbraio nel girone C. Sono passati due mesi e, da quel momento, i nostri presidenti non prendono un euro, dal momento che le nostre risorse sono rappresentate dai botteghini e dagli sponsor".

Ternananews Redazione

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