Braglia sul caos Rimini: “Ci siamo sentiti presi in giro, non si poteva andare avanti”

Braglia sul caos Rimini: “Ci siamo sentiti presi in giro, non si poteva andare avanti”

Piero Braglia - Foto Campobasso 1919

L’ex tecnico biancorosso racconta le difficoltà vissute a Rimini tra fideiussione mancante, squadra smembrata e incertezze societarie.

Nel corso della diretta mattutina di A Tutta C, il format di TMW Radio interamente dedicato alla Serie C, è intervenuto Piero Braglia. L’allenatore ha ripercorso le complicate settimane alla guida del Rimini, segnate da problemi societari e mancanza di certezze.

“È stato un periodo complicato quello vissuto a Rimini, non si vedeva via d’uscita. Ogni giorno c’era una notizia nuova e ci siamo aggrappati al direttore Nember, che però ha potuto fare poco. Io sapevo della penalizzazione in arrivo e avevo chiesto l’allestimento di una squadra adeguata per lottare per la salvezza. Nella mia testa 42 punti sono il minimo, pensavo di farne 50, ma la squadra che avevamo stabilito non è mai arrivata, anzi è stata letteralmente smembrata”.

Braglia ha spiegato come il riferimento ufficiale fosse la presidente Scarcella, mentre Nember restava un punto di riferimento tecnico. Le difficoltà maggiori sono arrivate dalla mancata fideiussione: “Ogni volta ci raccontavano una cosa diversa, ma alla fine non risolvevano nulla. I giocatori più importanti sono stati lasciati liberi e noi ci siamo sentiti abbandonati. Non mi piace lasciare le cose a metà, ma in questo caso non si poteva fare altro che andare via”.

L’ex tecnico ha spiegato di aver accettato l’incarico grazie alla presenza di Nember: “Non è una figura di secondo piano, quando era al Chievo era tra i migliori direttori d’Italia. La sua chiamata mi aveva rassicurato, ma poi le attese sono venute meno e non si poteva buttare via una vita di lavoro per una situazione così. Mi dispiace soprattutto per i ragazzi”.

Il contratto era stato depositato, ma Braglia non è mai andato in panchina: “Avevo detto chiaramente che ci sarei andato solo quando la squadra fosse stata completata. Pensate che un ragazzo arrivato dalla Svizzera ha vissuto dieci giorni senza sapere nulla da nessuno. In queste condizioni parlare di calcio era impossibile”.

Braglia ha poi criticato i regolamenti che prevedono contratti di volontariato per i minorenni, citando il caso di Gagliano: “È arrivato dal Lamezia e ha giocato con questo contratto. Ci sono tanti casi simili. Oggi genitori pagano pur di far giocare i figli, ragazzi che spesso dopo un anno smettono perché non hanno qualità. Serie D e Serie C andrebbero riviste: un tempo la C era quasi una B2, oggi è scaduta di livello”.

Infine, l’allenatore si è espresso sul futuro del club: “Mi auguro per la città che la società concluda l’anno. Hanno tutto l’interesse a farlo perché ci sono investimenti in corso come il centro sportivo e la foresteria. Far fallire il tutto sarebbe da persone poco intelligenti”.

Braglia ha sottolineato anche le responsabilità dell’amministrazione: “La società ha sicuramente le sue colpe, ma il Comune ci ha giocato sopra. Prima avvallava certe scelte, poi ha iniziato a irrigidirsi, togliendo il campo e altre agevolazioni. Non hanno rispettato nemmeno i ragazzi che vestono la maglia del Rimini, e questo mi sarebbe piaciuto dirglielo”.