Alfonso Morrone (ADICOSP): “Serie C, serve una rivoluzione culturale e gestionale”

Alfonso Morrone
Il presidente di ADICOSP e della federazione internazionale dei direttori sportivi, Alfonso Morrone, ai microfoni di TMW Radio ha offerto una panoramica lucida e diretta sulle criticità e sulle prospettive del calcio italiano, con particolare attenzione alla Serie C. Dalla tutela della figura del direttore sportivo al tema del Salary Cap, passando per la gestione societaria e il rilancio dei giovani, Morrone ha tracciato una linea chiara: servono riforme strutturali e una mentalità nuova.
Il ruolo del direttore sportivo, una figura spesso sottovalutata
Secondo Morrone, il direttore sportivo è ancora troppo spesso messo in secondo piano, soprattutto nei club di vertice. “Molti presidenti preferiscono affidarsi a consulenti esterni o intermediari – spiega – e questo fenomeno, nato in Serie A, si riflette fino alla C, dove in alcuni casi il DS è assente del tutto. Una scelta che può avere conseguenze negative sia sportive che societarie”.
Salary Cap: misura utile ma non sufficiente
L’introduzione del Salary Cap in Serie C è vista positivamente dal presidente ADICOSP, ma come parte di un pacchetto più ampio di interventi. “L’80% del budget di un club finisce negli stipendi, quindi servono paletti chiari. Ma non basta: bisogna garantire la solidità delle società per tutta la stagione. Non vale l’equazione ‘più spendi, più vinci’: le idee fanno la differenza, e la Serie C ne ha tante”.
Società solide prima dei nomi blasonati
Commentando i casi di club come Rimini e Triestina, Morrone è netto: “Meglio una squadra in meno ma solida, piuttosto che una piazza storica ma inaffidabile. Serve rafforzare i controlli e garantire il pagamento degli stipendi. In Serie C ci sono stipendi normali e due mensilità mancanti possono mettere in difficoltà famiglie intere”.
Il pensiero si allinea alle parole del presidente FIGC Gabriele Gravina, che ha promesso interventi strutturali già da settembre.
Mercato e favorite nei gironi
Guardando al campo, Morrone individua nell’Arezzo una delle squadre che ha lavorato meglio in questa fase di mercato. Nel girone B cita Pescara, Ternana e Ascoli, mentre nel C prevede battaglia tra Catania, Benevento e Crotone, senza dimenticare outsider come Cerignola e Monopoli. Nel girone A occhio a Vicenza e Brescia.
Seconde squadre: un’idea da rivedere
L’Inter ha appena ufficializzato la sua seconda squadra, scelta più coerente rispetto al Milan secondo Morrone, ma il progetto in generale non convince: “L’obiettivo doveva essere valorizzare giovani italiani, invece spesso si vedono stranieri o calciatori già esperti. Servono regole: chi partecipa deve puntare sui giovani italiani, altrimenti resti fuori. E magari si potrebbe rilanciare un campionato come la vecchia De Martino”.
Il problema culturale sui giovani
Per Morrone, in Italia si considera ‘giovane’ un calciatore fino a 24 anni, mentre all’estero a 20 molti hanno già decine di presenze tra i professionisti. “È un limite culturale – conclude – e riguarda tutti: dirigenti, allenatori e tifosi. Se un tecnico ha paura di perdere la panchina, difficilmente farà giocare un giovane. Serve cambiare mentalità e farlo insieme”.