Mi piace ricordare Luigi Agarini come uomo di grande stile, pacato, mai sopra le righe nei comportamenti e nelle dichiarazioni. Un presidente disponibile come pochi altri ne ho conosciuti nei quasi 50 anni di professione. Ma nel calcio, purtroppo, queste sono qualità che non sempre pagano. Se n’è reso conto anche lui nell’arco delle sue stagioni di presidenza. Ha vinto un campionato di serie C1, ha sfiorato la serie A con una delle Ternana più belle che si ricordino, quella di Grabbi e Agostinelli, ha riportato a Terni un protagonista formidabile, un figlio della curva come Riccardo Zampagna. Avrebbe meritato la serie A per quanto ha investito nel club rossoverde. Ma allora il calcio aveva anche altri problemi che poi fu la magistratura a smascherare. Problemi che gli negarono la serie A, che lo spinsero in serie C, salvo poi ottenere il ripescaggio in B.
Ha avuto il merito di portare a Terni Paolo Borea, probabilmente il manager più importante e illuminato tra quelli passati da queste parti. Ma il calcio non ha ripagato il suo impegno che, come ora Stefano Bandecchi, andava anche oltre campo, giocatori e allenatori. Ha cercato di rinnovare il Liberati all’interno di quella Città dello Sport che allora era soltanto immaginata e che oggi si sta concretizzando. Aveva avviato una trattativa per realizzare quel centro sportivo che oggi è nelle idee di Stefano Bandecchi.
Ha commesso errori, certo, a cominciare probabilmente da quella sua munificità che ad un certo punto gli si è ritorta contro. Ma nessuno può negare che, quelle trascorse con Luigi Agarini al timone, siano state stagioni importanti e divertenti per la Ternana che resuscitava dopo un periodo di “oscurantismo”.
Ricordo quando lui avviò il passaggio di consegne. Ricordo quei giorni di incertezza e confusione, quella conferenza stampa surreale di tal Fioretti che fece da intermezzo all’arrivo di Longarini. Capii allora che molto sarebbe cambiato nella Ternana. E non certo in meglio. Lui, Agarini, era capace di salire su un aereo scendere da Milano per incontrare i tifosi e subito dopo tornarsene nel suo ufficio alla TAD. Altri per anni si sono chiusi nel loro fortino negandosi a qualsiasi confronto.
Per questo ero e resto convinto che il suo abbandono, peraltro inevitabile, ha negato alla Ternana altri momenti da ricordare.
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