“I ragazzi sono stati dei fenomeni, hanno vissuto in maniera monacale. La Ternana nell’ultimo mese e mezzo fa tamponi tutti i giorni a giocatori e familiari. La Ternana ha vissuto con il Covid un rapporto molto rispettoso, non dimentichiamoci che i primi pacchi alimentari li hanno consegnati i giocatori”.

Stefano Bandecchi è tornato a parlare e lo ha fatto intervistato da Gianluca Fabi nel corso della sua trasmissione “L’imprenditore e gli altri” in onda su Cusano Italia Tv.

“Abbiamo fatto parte di un girone fortissimo con squadre importantissime, città importanti, regioni importanti. Abbiamo sempre affrontato i nostri avversari con rispetto”.

Cosa è cambiato quest’anno?
“Sin dall’inizio ho detto che dovevamo affrontare le partite come se fossero dei playoff. Ci siamo quasi rattristati le prime partite quando abbiamo pareggiato contro Viterbese e Casertana. Siamo venuti via dal campo tristi pensando che se fossimo stati nei playoff avremmo perso”.

Pensava che la Ternana facesse una stagione come questa?
“Avevamo previsto di fare un campionato da protagonisti. Non avremmo mai pensato di fare tutti i record fatti. Come dice il proverbio l’appetito vien mangiando e a noi è venuta fame”.

Lucarelli non era l’unico nome per la Ternana…
“Dopo che la stagione finita e Gallo ha esaurito il suo lavoro con noi c’erano tre nomi. Io mi ero un po’ innamorato di Lucarelli. Avevo un fratello, che non c’è più, che era innamorato calcisticamente di Lucarelli. La prima volta che l’ho incontrato, prima della partita a Catania, ascoltavo le parole di Lucarelli e cercavo di capire come mai mio fratello vedesse in lui un eroe. Questa cosa ha in parte segnato questo incontro. Volendo guardare l’uomo Lucarelli con gli occhi di mio fratello mi sono trovato in una situazione emotiva particolare. Dopo che abbiamo eliminato il Catania nei playoff mi sono sentito in dovere di mandargli un messaggio. A fine campionato ho spinto il direttore ad incontrarlo. Io ho scommesso. Quando ho scelto Lucarelli insieme a Leone sono partite una serie di voci che avremmo litigato. Siamo soltanto due uomini normali che si sono conosciuti, incontrati e stati nel proprio ruolo senza mai sbavare. Vuol dire che sono intelligenti”.

Cosa ci dice di Leone…
“Leone è l’ingegnere di questa macchina, Lucarelli il pilota”.

E Tagliavento…
“E’ stato molto presente, arbitro internazionale, persona di grande esperienza nel calcio ma ha vissuto un momento nuovo non avendo mai fatto il dirigente di una squadra di calcio. Ha saputo lasciare spazio agli altri”.

Come è venuta fuori la storia del carro armato?
“A Lucarelli ho dovuto spiegare cosa fosse lui era rimasto a “metto fiori nel cannone” – scherzo eh – ai giocatori ho detto che a fine partita non dovevamo sentirci fenomeni ma essere rispettosi degli avversari e i ragazzi sono stati bravissimi anche nelle dichiarazioni.

Tante persone, anche tante donne, hanno lavorato duramente dietro le quinte…
“Sono tante persone che iniziano dal curare le case dei giocatori, le loro esigenze, le trasferte, il magazzino. Una squadra di calcio è una vera azienda anzi è un micromondo fatto di calcio. A me il calcio ha insegnato molto come fare azienda”.

Terni e i suoi tifosi…
“Per capire la tifoseria sono diventato innanzitutto un tifoso. Sono andato a vedere tutte le partite come un tifoso che seguiva la squadra anche se ero in panchina. Ho vissuto tutte le partite da vero e proprio tifoso. Ho urlato, ho incitato i nostri ragazzi, ho rimproverato staff e allenatore dicendo cose forse non giuste ma le ho dette da tifoso. Da tifoso non si può risparmiare l’errore. Lì ho rivalutato i miei tifosi. Ho odiato i miei giocatori quando non hanno ottenuto i risultati che mi aspettavo. Io faccio il presidente di una squadra di calcio, conta solo vincere”.

Follower in più dopo lo spogliarello in campo?
“Mia moglie mi ha messo una brandina fuori casa”.

L'imprenditore e gli altri
Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 06 aprile 2021 alle 09:00 / Fonte: Cusano Italia Tv
Autore: Massimo Laureti
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