Un invito ai patron Rizzo
Ternana Calcio - Foto Comune di Terni
È un momento complicato per la Ternana, senza dubbio. Forse più di quanto ora può sembrare, sebbene i nuvoloni all’orizzonte si facciano sempre più neri e più compatti. E la posizione di chi ha appena acquistato la società è davvero difficile: fra la questione stadio/clinica, le inchieste su banca Progetto e le tutele necessarie per evitare conseguenze spiacevoli. In questo clima si aggiungono anche gli incomprensibili licenziamenti delle ultime 24 ore dell’addetto stampa e del giardiniere, colonne storiche della società. E in ultimo anche le voci, sempre più ricorrenti, di un serio rischio (mai scongiurato, finora) che possano non essere corrisposti gli stipendi alla scadenza del 16 dicembre.
Nonostante questo clima o forse proprio per questo clima, ci permettiamo di dare un consiglio alla famiglia Rizzo, anzi al papà e alla mamma della presidente Claudia. Noi vorremmo che parlassero, che instaurassero anche loro un contatto con la piazza e con la città, che chiarissero in prima persona (e non attraverso comunicati interpretabili) tutte queste situazioni. Ma questo ci sembra più un sogno che un’ipotesi concreta.
Molto più concretamente però sarebbe opportuno che tutta la famiglia Rizzo capisse cosa sia la Ternana, cosa rappresenti una squadra di calcio per una città. Questo – come sapete – è l’anno del centenario e venerdì c’è un’opportunità unica. Poter vedere, toccare con mano, cosa ha rappresentato nella storia la Ternana. Poter capire fino in fondo cosa significa aver giocato a Terni, averci vinto, magari aver anche sofferto. In poco più di due ore, al Politeama, ci saranno i giocatori più rappresentativi di questi 100 anni. Loro fisicamente e le loro esperienze. La loro voce, la loro testimonianza. Il vero motivo per cui Terni ama la Ternana. Le sue radici, la sua storia, la sua passione. E anche in un periodo così buio e difficile questo legame non si spezzerà mai.
Non è un caso che per Modestino e “Lu Biondo” ci siano stati più messaggi di solidarietà che abbonati: anche loro, fanno parte della storia della Ternana. Ne hanno fatto parte e ne hanno onorato i colori con la loro professionalità. Hanno scritto un piccolo pezzettino di storia. Una storia che va conosciuta e rispettata. Che non può essere semplicemente relegata in un angolo perché l’imprenditore non deve ascoltare il cuore, ma il cervello, non deve seguire le emozioni ma i bilanci. O peggio ancora consigli sbagliati.
In una squadra di calcio è che è tutto poggiato sulla passione. È quanto di più irrazionale ci sia nel mondo dell’imprenditoria. E chi entra come proprietario di una squadra di calcio non può ignorarlo. Lo abbiamo detto mille volte: è proprietario sì, ma proprietario atipico. Gestisce (e paga) un bene collettivo. E proprio per questo ne deve avere una cura fuori dall’ordinario per non metterlo in pericolo.
Sappiamo benissimo che questo non è stato fatto in alcune gestioni precedenti, ma questo non significa che deve essere fatto sempre. Gestire bene un club non significa necessariamente buttare via i soldi, ma averne rispetto. O forse “gentilezza”, uno slogan coniato dalla società nel momento peggiore possibile, un ossimoro, mentre venivano – senza alcuna gentilezza appunto – comunicati dei licenziamenti.
La Ternana deve essere rispettata e il rispetto maggiore è la comprensione. È approfondire, è imparare, è ascoltare. Toccare con mano quello che fa vibrare la piazza, avere l’ambizione di portarla – insieme – il più in alto possibile. Anche attraversando – sempre insieme – i momenti difficili. Condividendo, comunicando. Altrimenti ci sarà una spaccatura sempre più evidente e tante domande che rimarranno senza risposta. E che diventaranno ogni giorno che passa sempre più e sempre più pressanti. È vero che nel calcio guidano i risultati, tanto è vero che per festeggiare i 100 anni sono stati invitati quelli che hanno vinto. Ma ci sarà, anche chi ha “perso”. Chi ha lottato con tutto sé stesso in momenti difficili, come questo.
Per questo conviene trovare un posto al Politeama. Oppure, nella peggiore delle ipotesi, vedersela in tv. Ma cominciare a capire che la Ternana è molto altro.
