Un cerchio che si chiude

Ternana - Foto Ternana Calcio
Ancora il Pescara. Sembra incredibile, pazzesco, sembra uno scherzo del destino. Ma tutto finirà come era iniziato. Con il Pescara, prima in casa e poi fuori. Sono passati nove mesi dal primo confronto stagionale fra le due squadre ma sembra passata una vita. A Terni è cambiato tutto, a Pescara molto meno.
A Terni si è capovolto il mondo a 360 gradi, per tornare ad essere nella giusta prospettiva. A Pescara hanno vissuto sulle montagne russe, soprattutto emotive. Ora la coda si riunisce con la testa.
Prima giornata di campionato, a pensarci sembra davvero un’altra stagione. Era il 23 agosto. Franchi; Casasola, Loiacono, Capuano, Tito; Carboni, Aloi, Damiani, Cicerelli; Rovaglia, Ferrante. Era questa la formazione iniziale. In panchina c’era Abate, il direttore generale era Foresti e il direttore sportivo Mammarella. Il presidente era ancora Guida. La Ternana non era ancora un pensiero costante nella testa dei fratelli D’Alessandro. C’era molta aspettativa per l’esordio rossoverde ma anche la consapevolezza che sarebbe stato un cammino complicato.
La squadra non era ancora completa (alcuni acquisti importanti come Vannucchi e Cianci sarebbero arrivati soltanto qualche tempo dopo e alcuni erano invece arrivati da una manciata di giorni), il ritiro era stato fatto soprattutto con i giovani, si cercava il modo di rendere la squadra più competitiva possibile, soprattutto per cancellare la delusione della retrocessione subito.
E allo stesso tempo – ancora in maniera sotterranea – Guida cercava partner per poter ottemperare alle necessità economiche della squadra. Non si sapeva, ancora, che sarebbe arrivato il -2 in classifica, si sapeva già che sarebbe stato difficile per Guida sostenere determinati costi. Ma comunque nessuno si era mai nascosto e l’obiettivo stagionale era a prescindere lottare per vincere il campionato.
La Ternana quella partita la perse. Complice anche un infortunio di Franchi, il portiere, che poi non trovò più spazio se non in panchina. Era una squadra quasi sperimentale. E quel successo, in un big match, arrivato troppo presto, diede grande spirito al Pescara che da lì in poi, almeno per un girone intero, mantenne la testa della classifica diventando l’antagonista principale dei rossoverdi. A lungo si è parlato del duello con il Pescara. Il Pescara che non mollava mai, che segnava anche all’ultimo minuto, che vinceva le partite sporche. Mentre la Ternana continuava a macinare, cercando di recuperare il terreno perduto. E questo testa a testa ha caratterizzato tutta la prima parte della stagione, quasi facendoci dimenticare che esisteva pure l’Entella: ma come nel più classico dei proverbi fra i due litiganti il terzo ha goduto.
Al ritorno la Ternana a Pescara era molto più consapevole. Si è presentata all’Adriatico da favorita, avrebbe potuto e dovuto vincere la partita, ma alla fine non riuscì a segnare nonostante un ottimo match. Dimostrata la superiorità sul campo si, ma soltanto ai punti. Perchè poi il tabellino aveva sentenziato 0-0.
La Ternana avesse vinto avrebbe forse piazzato il mini scatto decisivo. Era reduce dall’altro scontro diretto (sempre pareggiato) con l’Entella e in quel momento si stava esprimendo al meglio di sè. Raggiunse la testa della classifica, in coabitazione, poi l’Entella decise di non sbagliare più una partita.
Dal ritorno però il Pescara si è cominciato a spegnere, piano piano. Meno convinzione del solito, come se si fosse rotto qualcosa. E mentre la Ternana cominciava a prendere punti sui biancazzurri, l’Entella non ha avuto intenzione di mollare.
Il resto è storia recente. Ora dopo aver battagliato per un girone intero, dopo essersi studiate, temute e confrontate, si rivedranno in finale. A certificare che una stagione vissuta sperando di conquistare quel posto al sole non era un miraggio.
A Pescara Baldini ha sempre detto che la sua squadra, il suo gruppo, sarebbe andato in B con o senza i playoff. Lo hanno preso sempre per matto, ma lui a queste follie ormai ci ha abituato. Ma non è che a Terni il gruppo ci ha creduto di meno, anzi. Ha dimostrato di essere di granito, di saper superare delle grandi difficoltà, delle situazioni che avrebbero potuto portare tutti fuori strada (e anche di tanto): penalizzazioni, cambi societari, cambi dirigenziali, esoneri, situazioni di tensione interna ed esterna.
Questa squadra è stata più forte di tutto: prima ed ora. Ora che è a 180 minuti dall’obiettivo per cui si è sudato per tutto l’anno le risorse non verranno certamente meno. C’è una nuova consapevolezza, un nuovo equilibrio, una nuova maturità. Questa squadra è stata data per morta troppe volte, per non risorgere ancora. C’è una nuova proprietà, un nuovo presidente, nuove figure dirigenziali, un nuovo allenatore. Ma c’è sempre lo stesso obiettivo: la Serie B. Che è quello che conta di più