Tutto al caso

Un dettaglio della maglia della Ternana Calcio

Non c’è altra spiegazione che il fato. Significa che doveva andare così. E’ l’unico motivo di consolazione dopo una finale giocata con un coraggio incredibile, con una volontà ferrea, con la palla sempre fra i piedi. Perché la delusione alla fine dei rigori è talmente tanta che non viene neanche voglia di provare a spiegare. A spiegare come sia possibile che Plizzari abbia fatto almeno 4 miracoli (tre nel primo tempo e uno nel secondo) e poi sia riuscito, da infortunato, a parare altri tre rigori ai rossoverdi.

Non ci si può credere, perché esce dai confini della razionalità. Perché la Ternana ci ha creduto fino alla fine e aveva portato la gara in equilibrio, anche dovendo spingere più del dovuto, di fronte a un Pescara praticamente inesistente, anche 11 contro 11. Ha dovuto tirare fuori energie che forse non pensava neanche di avere, ha mostrato personalità, ha chiuso gli avversari nella propria metà campo. Ma non è servito.

Si chiude così, nel peggior modo possibile, una delle stagioni più balorde di sempre. Con la Ternana a leccarsi le ferite, non una ma due volte. E dire che comunque avrebbe potuto farcela serenamente. La partita di andata condizionata dal rosso di Vallocchia che ha costretto la Ternana a giocare in 10, e l’ha vista soccombere solo con una deviazione. Il ritorno giocato come tutti abbiamo visto, con tante occasioni da gol alcune clamorose, altre meno, ma sempre con la sensazione di poter far male. In superiorità numerica, per mezz’ora nel secondo tempo più tutti i supplementari. Ma la Ternana non è risucita ad andare oltre. Dopo un primo tempo straordinario, un secondo tempo ad alti ritmi ma con meno occasioni rispetto al primo. Ma comunque con opportunità gigantesche (ripensate soltanto a Donnarumma o al tiro di Damiani). E’ voluto salire in cattedra Plizzari (peraltro ex, in una stagione da dimenticare, quella della retrocessione in C del primo anno di Bandecchi), ma ci è salito da eroe. Infortunato ha resistito stoicamente e ha portato i suoi alla vittoria, parando ben tre rigori.

Ecco su questo la Ternana avrebbe potuto fare meglio: ma sembrava fosse scritto nel destino. Il rammarico di non essere riusciti a segnare neanche su rigore stasera al portiere del Pescara è gigantesco. Era un vantaggio troppo grande e la Ternana ne è rimasta stritolata. Si sono lasciati ipnotizzare in tre, calciando male e lasciando al Pescara la promozione.

La Ternana ha buttato una grande opportunità: avrebbe meritato di vincere e non ci è riuscita. Avrebbe meritato di vincere con
uno scarto maggiore, ma non ce l’ha fatta. Ed è vero che esistono i meriti dell’avversario (che ha tirato per la prima volta in porta durante la lotteria dei rigori) ma è anche vero che pur avendo fatto il massimo forse sarebbe servito qualcosina in più.

E’ impossibile spiegare come i rossoverdi non siano riusciti a schiantare il Pescara: superiori in tutto. Ma via via che passavano i minuti e occasioni aumentavano e i gol no. Prima il tiro di Aloi: parata normale. Poi l’occasionissima di Cianci che non riesce a centrare la porta. Poi ancora il doppio miracolo su Curcio e Martella, e subito dopo il terzo miracolo su Capuano. Dopo tre miracoli si diventa santi: Plizzari stasera ha voluto esagerare. Perché poi alla fine della partita prima di infortunarsi, ha anche levato dalla porta il tiro di Damiani, che sarebbe stato il 2-0. Poi ci sono stati gli errori di mira e le imprecisioni della Ternana: quella di Curcio al 2’ minuto della ripresa, il mancato rigore su Ciammaglichella, l’altra occasione per Ciammaglichella colto in fuorigioco, l’occasione di Damiani fuori di poco e soprattutto quella di Donnarumma. Per non parlare di Casasola (che poi è stato fermato per fuorigioco ma a rivedere bene non c’era) o di Millico nei supplementari.

A elencarle tutte non ci si crede e fa ancora più male, perché sarebbe bastato quel poco che non c’è stato. Perché – ribadiamo ancora una volta – si può anche fare la narrazione di un portiere in stato di grazia e della sua epicità a rimanere in campo da infortunato. E risultare decisivo. Ma poi ci sono anche gli errori dei nostri, che avremmo chiamato eroi, e non lo sono stati per questioni di centrimetri, ovunque le guardi.

E’ una delusione che è quasi dolorosa. In questi 120 minuti (e rigori) dove abbiamo visto una squadra sempre sul pezzo e in questa stagione. Dove se mettiamo in fila tutte le cose ci viene da strabuzzare gli occhi. Essere già arrivati in finale e giocarsela così è stata un’impresa. Sarebbe potuto essere anche quello un miracolo sportivo. Il destino ha scelto un’altra cosa e ora la Ternana dovrà riflettere seriamente. Perché in Serie B, ne siamo convinti anche alla luce della doppia finale, non ci va la squadra più forte, ma quella che ha saputo cavalcare meglio il momento. E la Ternana durante la stagione i momenti non li ha saputi cogliere tutti. Penalizzazioni, cambi di proprietà, cambi di diregenti, l’esonero di Abate e Mammarella prima rientrato e poi dopo due mesi reso esecutivo, le tensioni nelle componenti interne al club, il cammino nei playoff.

Sarebbe stato bello festeggiare di fronte a tutti, ora invece bisognerà aspettare ancora. Tornando nell’inferno della C, con una finale da incubo. Perdere forse nel peggiore dei modi, non meritando. Non evita delle riflessioni, ma fa ancora più male