Ternana, squadra e società, è il tempo delle risposte

Ternana, squadra e società, è il tempo delle risposte

Massimo Laureti

Un paio di settimane, forse tre, per capire quale futuro aspetta i rossoverdi. Una settimana alla chiusura del mercato, qualcuna in più, ma non tante, per capire se le trattative per la cessione del club possono avere un finale positivo. Siamo arrivati al tempo delle risposte definitive. A quei momenti che possono cambiare l’esistenza stessa di un club. Un po’ come nella vita quando si prospetta una svolta.

I momenti che la Ternana è chiamata a vivere hanno però caratteristiche ben diverse anche se sono strettamente collegati. Cominciamo dal mercato il cui legame con le questioni societarie è chiaro a tutti. Mammarella opera con l’obiettivo di abbassare il monte stipendi ringiovanendo la rosa con elementi di prospettiva.

Quanto fatto fin qui risponde perfettamente agli obiettivi. Ai giocatori usciti, quasi tutti per scelta propria o per condizioni contrattuali che lo imponevano (scadeva il prestito di Cicerelli e di Cianci) ha fatto riscontro l’arrivo di altri, meno impegnativi a livello contrattuale e quasi tutti arrivati a titolo definitivo. Di fatto migliorando un aspetto della patrimonializzazione del club.

Un lavoro duro che si è scontrato e si scontra tutt’ora con le richieste dei calciatori in entrata, con la riluttanza ad accettare certe scelte societarie dai calciatori in uscita o più chiaramente in esubero. Però in un momento come questo, con le casse quasi vuote e il futuro a rischio non c’era altro da fare. Anche perché la spending revue ha coinvolto un po’ tutto il mondo Ternana.

Ora c’è una squadra da completare per vivere una stagione senza patemi

Va bene la riduzione dei costi. E’ chiaro però che l’operazione non può incidere pesantemente sulla qualità dell’organico. Perché un’altra delle condizioni ineludibili è il mantenimento della categoria. Verrebbe da pensare che per una squadra che ha perso la promozione soltanto ai calci di rigore non dovrebbe essere difficile.

Invece non è così. Perché quando fallisci un obiettivo la ricostruzione diventa necessaria, quasi indispensabile. Un po’ come quando sei reduce da una retrocessione. Quindi, al di la delle questioni economiche che stringono alla gola il club c’è una esigenza tecnica alla base delle scelte operate da Mammarella e condivise da Liverani con la supervisione di Mangiarano.

L’ultima settimana di mercato servirà per completare l’operazione, per rendere più competitivo l’organico, per adeguarlo alle esigenze di Liverani. Prima di tutto l’attacco, punto debole della Ternana di oggi. Poi ancora qualche piccolo tassello. L’impalcatura c’è ed è adeguata alle esigenze e rispondente agli obiettivi prefissati. Centrare gli ultimi colpi potrebbero elevarne il livello di competitività in modo consistente.

Il silenzio sul cambio di proprietà può essere un segnale positivo

Dal chiacchiericcio che ha accompagnato le prime trattative per la cessione della Ternana, al silenzio totale (o quasi) che sta facendo da scudo a quelle in corso già da qualche settimana.

Potrebbe essere un segnale positivo perché quando si lavora su questioni tanto delicate il silenzio è d’oro.

Un silenzio che i D’Alessandro hanno adottato con motivazioni diverse, ma che non ha coperto però le conseguenze di una gestione almeno bizzarra, che in dieci mesi ha portato la Ternana da un rischio fallimento ad un altro messo sul tavolo. Insomma, dieci mesi inutili non ci fossero stati i passi avanti registrati dal progetto stadio clinica (in piedi da tre anni) e nei rapporti con il Comune.

La convenzione è un asset chiave per chi vuole rilevare la società, più ancora della riduzione del costo di gestione del club che, a ben vedere, incide forse per un 5% sull’investimento totale che si richiede alla nuova proprietà: circa 60 milioni tra debiti, gestione e investimento per il nuovo stadio. Spese certe a fronte di ritorni più che consistenti, ma che potranno essere accettati solo nel tempo.