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Solita storia, soffrire e sperare in un domani senza certezze

Un film vecchio. Un film già visto. E siccome non è proprio da Oscar sia nella sceneggiatura che nelle interpretazioni avremmo fatto volentieri a meno di rivederlo. Il film è quello della Ternana, il solito insomma. Buon i propositi, organico anche dignitoso poi, improvviso, il black out. Questa volta è stato fatale il periodo natalizio, come decisamente vivace lo fu qualche anno fa con il cambio di guida tecnica da Toscano a Tesser. Ma lì i problemi erano cominciati con buon anticipo. Quest’anno no. Risolti o comunque superati in qualche modo quelli estivi tutto sembrava dovesse volgere al meglio. Invece la bizzarria ha preso il sopravvento con scelte ancora oggi incomprensibili, la squadra ha accusato il colpo, qualche carenza è diventata ancora più evidente ed il giocattolo improvvisamente è andato in frantumi. Così a poco più di un quarto dalla fine dei giochi ci ritroviamo a fare i conti con una classifica che non fa tremare ma che neppure suggerisce sonni tranquilli. Con un futuro tutto da decifrare e con una situazione che si è fatta difficile anche a livello ambientale. Breda e i suoi ci mettono la faccia com’è giusto che sia e vengono impallinati a rotazione. Tutti debbono dare il massimo perché la paga arriva puntuale ma appare evidente che l’incertezza sul futuro non aiuta. Né chi è a scadenza di contratto e spera (?) in un rinnovo né chi il contratto ce l’ha ma, stante le mille incertezze magari comincia a pensare ad un approdo diverso.

Così le questioni tecniche passano in secondo piano. I problemi dell’organico amplificati a gennaio costringono Breda a fare i salti mortali, costretto a gestire situazioni di affollamento e carenze al tempo stesso. Ma chi si impegna in un’analisi approfondita della situazione? Pochi, perché il calcio è quasi sempre la partita, la prestazione del giorno o la giocata del momento che fanno cambiare repentinamente d’umore. La Ternana di oggi ha tanti problemi da risolvere e poche certezze cui aggrapparsi. Avrebbe bisogno di sostegno, soprattutto al proprio interno, ma da la sensazione di navigare in perfetta solitudine, quasi fosse Soldini impegnato in una delle sue traversate oceaniche. A differenza del navigatore può rallegrarsi di un traguardo che tutto sommato è a portata di mano. C’è da stringere i denti e darci dentro fino alla fine. Poi, com’è successo quasi sempre da qualche anno a questa parte si ricomincerà da capo. Tirando fuori una programmazione che ancora oggi è difficile scorgere. Non è molto, certo. Ma è quello che si può immaginare mantenendo la categoria. Dovesse venire a mancare quest’ultima lo scenario sarebbe molto ma molto più complesso. Da tregenda calcistica.

Massimo Laureti

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