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Signori, ormai la Ternana è questa. Ma Avenatti va aiutato e deve capire che…

Dopo ventisette partite il campionato ha chiarito per buona parte i valori in campo e soprattutto 27 partite sono ormai uno spazio temporale più che idonei per elaborare statistiche ed esprimere giudizi. Ovviamente sulla Ternana. E il primo che ci viene da esprimere è semplice semplice. Signori, la Ternana è questa. Prendere o lasciare. Squadra giovane. A volte ti entusiasma, qualche volta ti deprime, quasi sempre però ti fa uscire dallo stadio convinto che i venti (panchinari compresi) quello che avevano da dare l’avevano dato.

E’ chiaro che questa squadra può catturare simpatie per il modo che ha di spendersi in campo o lasciare l’amaro in bocca perché al Liberati fatica molto più che in trasferta a fare risultato. Eccolo il tarlo maggiore. Sembra persino stupido ma siamo certi che a rendimento invertito, tra casa e trasferta, nessuno avrebbe storto la bocca, tutti saremmo stati persino entusiasti del rendimento di Fazio e compagni. Invece vederla prenderle per sei volte fin qui al Liberati rende tutto più complicato. Limita se vogliamo la crescita di quella fiducia che pure gli applausi tributati ai rossoverdi alla fine di ogni partita, sembrerebbero garantire. Ma non è così. E per giunta le difficoltà nel costruire il proprio campionato senza poter contare sul “fortino” del Liberati, rende insicuri i ragazzi di Tesser che, puntualmente, si sono trovati a mancare le occasioni buone per scalare con decisione la classifica proprio nelle sfide interne. L’ultima contro il Latina.

Succede una volta può essere un caso, la seconda può scaturire anche da una giornata storta ma poi per arrivare a sei sconfitte interne in 27 partite occorre metterci del proprio. Che in questo caso vuol dire mancare di qualche qualità. Di quelle qualità che fanno diventare forte una buona squadra, che danno la possibilità di cambiare in corsa l’obiettivo (in meglio) sulle ali dell’entusiasmo.

La Ternana è questa. Prendere o lasciare. Dipendente senza alcun dubbio dagli estri di Felipe Avenatti. Un ragazzino che non ha ancora 22 anni e che arrivato dall’Uruguai da poco più di un anno è già passato sotto la gogna mediatica prima di risollevarsi, quest’anno, e dimostrare a tutti che ha qualità da vendere. Ma forse non ha ancora quel carattere che, dovesse costruirselo, gli consentirà in futuro di caricarsi la squadra sulle spalle e trascinarla oltre l’ostacolo. Oggi se lui non imbrocca la partita sono dolori. Lo dimostrano i numeri.

E purtroppo a Felipe sta capitando spesso di proporsi non al meglio delle sue possibilità. Ma è giovanissimo. Va compreso, aiutato ma anche sferzato come ha fatto Tesser. Per il suo bene e per quello della Ternana. Che oggi dai suoi gol può trarre la forza per salvarsi senza patemi e domani, dalla sua cessione, potrà garantirsi quelle risorse indispensabili per andare avanti nonostante la furiosa frenata economica dei Longarini. Però al tempo stesso Felipe deve capire che il suo futuro passa anche (o soprattutto) attraverso le quindici partite che restano da giocare. Perché è vero che il suo trasferimento a fine campionato sembra cosa fatta. Ma è altrettanto vero che andare in un club importante con in tasca un buon numero di gol, prestazioni importanti e risultato di squadra adeguato è tutt’altra cosa che presentarsi con uno score deludente nella seconda parte della stagione. E’ la differenza che passa tra un giocatore vero e un mezzo giocatore. La Ternana ha terribilmente bisogno di lui per salvarsi ma anche lui ha tanto bisogno della Ternana per spiccare quel volo che tutti gli auguriamo di compiere.

Massimo Laureti

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