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Roberto Breda e la sua Ternana: fra identità, consistenza e mercato

21 punti in 13 partite, 9 nelle ultime 4. Sono i numeri della Ternana gestita da Roberto Breda. Niente di 

clamoroso, per carità, però di fronte al misero punto conquistato nelle prime cinque giornate un po’ di 

differenza c’è. D’accordo, sarebbe ingiusto confrontare le due situazioni e non è questo che intendiamo fare, 

perché nella primissima fase della stagione la Ternana era una sorta di frullatore dove si mescolavano gli 

ingredienti in attesa di tirarne fuori un prodotto finito. Quindi non è proprio il caso di mettersi a fare 

confronti tra le due gestioni: nessuno può negarsi di pensare che con Toscano in panchina non si sarebbe 

potuto ottenere un risultato identico se non migliore. Perciò nessun confronto.

Detto questo ci sembra giusto però sottolineare anche qualche merito di questo allenatore, che ha commesso 

errori e altri ne commetterà come qualsiasi altro suo collega. Che non anima le folle perché silenzioso, mai 

oltre le righe, magari anche introverso se non soltanto riservato. Meriti che si è costruito in questi tre mesi di 

lavoro in rossoverde. A cominciare dalla classifica che non è splendida ma neppure tragica. Ma quel che vale 

di più è l’essere riuscito ad assemblare una squadra che comincia a mostrarsi organica, con una identità 

definita, capace di imporre il proprio gioco anche se a volte, purtroppo, si regala qualche passaggio a vuoto 

inatteso. Però, restando su questo tema, nell’ultimo mese è successo soltanto una volta ad Ascoli dove, 

peraltro, avrebbe meritato almeno il pari.

L’identità della squadra, la sua consistenza, diventano elementi fondamentali anche in proiezione futura 

perché la società che Simone Longarini sta strutturando ha bisogno di certezze. Le prime derivano dai 

risultati, dalla classifica sulla quale costruire un progetto a medio termine. Quindi la solidità che Breda sta 

trasferendo alla squadra diventa un elemento irrinunciabile per una società che guarda avanti, ad un futuro 

tutto da costruire. Il lavoro comincia a pagare ma i frutti potranno essere copiosi soltanto se il gruppo 

manterrà la propria compattezza e, magari, riceverà dalla propria gente quel sostegno di cui non può fare a 

meno. Che non è passione sfrenata che si alterna alla depressione più nera ma vicinanza e rispetto, 

entusiasmo nella giusta misura. Per dirla con i numeri la Ternana non ha bisogno degli 11mila del derby e 

meno ancora dei poco più di 2000 del Vicenza. Ha bisogno di un pubblico costante fatto di sei settemila 

appassionati disposti a seguirla anche in percorsi costellati da mille ostacoli. Questa certezza potrà giovare 

alla squadra ma anche alla società. Ed è per questo che a volte una critica in meno ed un applauso in più 

possono cambiare la storia di un sabato calcistico. Vincere 4-0 e criticare il tecnico per il minutaggio dei 

cambi è assurdo. Non aiuta nessuno. Ora fa sorridere, domani chissà! Di certo siamo arrivati ad un punto di 

svolta: tre partite durissime per avere indicazioni certe sulla consistenza della Ternana e sulle necessità 

d’intervento in sede di mercato. Pochi innesti per migliorare ulteriormente il gruppo senza far lievitare il 

numero dei giocatori a disposizione di Breda. Interventi minimi e mirati perché la rivoluzione a gennaio 

spesso porta guai.

Massimo Laureti

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