Stadio "Romeo Neri" di Rimini - Foto Comune di Rimini
La Ternana si è ritrovata suo malgrado al centro di una vicenda che con il calcio giocato ha ben poco a che fare.Il braccio di ferro tra il Comune di Rimini e la nuova proprietà biancorossa ha trascinato con sé anche i rossoverdi, costretti a vivere un’attesa surreale per capire se la gara di questa sera si sarebbe disputata o meno allo stadio Romeo Neri.In un calcio che cerca di crescere, professionalizzarsi e offrire spettacolo, non è concepibile che una partita venga messa in discussione fino a poche ore dal fischio d’inizio. Non stiamo parlando di dettagli organizzativi o di piccole beghe di calendario: qui si tratta della disponibilità stessa di uno stadio, un elemento che dovrebbe essere regolato e garantito con largo anticipo.Senza voler entrare nel merito delle ragioni delle parti, una certezza resta: non può essere che si arrivi alle 12:30 di un sabato per sapere se alle 20:30 ci sarà o meno una gara di Serie C. Situazioni simili non giovano a nessuno: non ai tifosi, costretti a organizzarsi all’ultimo minuto; non alle squadre, che dovrebbero preparare la partita pensando solo al campo; non all’immagine del calcio italiano, che ancora una volta dà di sé un’idea di precarietà.Serve una norma chiara, semplice e vincolante: la disponibilità degli impianti per una partita di campionato deve essere certificata almeno 24 ore prima del fischio d’inizio. Non è più tempo di improvvisazioni, rinvii, colpi di scena dell’ultima ora.La Ternana e il Rimini meritavano di giocarsi questa sfida con serenità, i tifosi di viverla senza incertezze. Perché se il calcio deve essere passione, emozione e spettacolo, non può ridursi a una commedia degli equivoci che lascia tutti nell’incertezza fino all’ultimo minuto.