Retrocessione metabolizzata? Quasi. Individuazione dei responsabili come si conviene nelle “migliori famiglie” del calcio nazionale. Anche se, in questo caso mi sembra ci sia un tentativo, nemmeno troppo celato, di caricare sulle spalle degli episodi, della casualità o, peggio ancora della cattiva sorte, il peso della Ternana tornata in serie C dopo tre stagioni, anche tormentate, tra i cadetti.

Non è mia intenzione aggiungere carne sul fuoco della polemica anche se, in questi casi, pur rischiando di affondare le mani nella retorica, si deve parlare di responsabilità condivise. Di progetto fallito perché la retrocessione è un fallimento. Che si sia materializzata per un punto o tre o cinque poco conta. E’ il risultato l’unico responso attendibile.

Ed è dal fallimento della stagione appena andata che deve ripartire la società una volta espletate le formalità (costose) di rito: iscrizione etc.. Valutazione degli aspetti negativi (poco equilibrio tra giovani ed esperti, presenza pressoché nulla di calciatori con qualche vittoria nel palmares e via dicendo) per evitare di ripeterli in un campionato che sarà ancora difficilissimo e comunque costoso. Forse più che la serie B perché in C la Ternana è una grande e ha il dovere/obbligo di allestire una squadra competitiva nonostante debba fare i conti con il prevedibile crollo degli introiti, a cominciare dai contributi di Lega.

Un campionato, quello di serie C, che richiede conoscenza, fantasia e fame, tanta fame, tanta voglia di emergere. Ed è con questo piccolo, ipotetico ritratto, che il presidente dovrà scegliere i propri collaboratori. A cominciare dal diesse. Capozucca ha ancora un anno di contratto ma ha conoscenza inevitabilmente ridotta di un campionato che non frequenta dagli anni ottanta. Sarà ancora lui? Ne sta parlando con il presidente Guida che, evidentemente, qualche dubbio ce l’ha. D’altro canto come dargli torto. L’anno scorso, acquisita la Ternana, ha optato per la rivoluzione. Quest’anno di fronte ad una retrocessione diventa conservativo? Non lo sarà con il tecnico perché a Breda è scaduto il contratto. Non lo farà con la squadra perché i giocatori sotto contratto sono pochi, compreso qualche ritorno di quelli incentivati all’esodo, una scelta che non sembra aver pagato, tecnicamente e ancor meno economicamente.

Ternana da ricostruire con idee chiare, fantasia ma anche con la disponibilità di un budget adeguato alle necessità perché in C la Ternana non può interpretare il ruolo della cenerentola: un’altra stagione negativa, anche senza arrivare al peggio sarebbe devastante per l’appeal, già minato, del club sulla città. Una città che, dati statistici alla mano, sembra essere rientrata nel suo alveo naturale anche se non sempre la classifica delle città, legata ai diversi parametri imposti dalle statistiche nazionali, va di pari passo con le fortune della squadra di calcio.

Una città e una tifoseria che chiedono però rispetto, considerazione e, se possibile, anche un po’ di entusiasmo alla squadra del cuore. Anche perché, nonostante l’assenza atavica di dirigenti locali “con portafoglio” c’è una tifoseria che garantisce una buona presenza nel lungo periodo con picchi dimostrativi come quello dei play off.

Quindi la prima riflessione che si chiede al presidente Guida e ai suoi sostenitori più vicini è proprio questa. Siamo in grado di rispondere alle richieste/ambizioni della città? Dalla risposta dovrà discendere la progettualità. Diesse e tecnico ma anche promozione del progetto stadio-clinica che era e resta l’unico asset importante per la Ternana che volesse porsi sul mercato.

Tutte operazioni importanti d’affrontare rapidamente ma, più ancora, con l’attenzione che richiede il momento. E’ in ballo il futuro di una società che nel 2025 celebrerà i cento anni di vita. Farlo con un ambiente depresso sarebbe davvero inaccettabile.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 01 giugno 2024 alle 14:00
Autore: Massimo Laureti
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