Il dibattito è aperto. Come sempre, prima e dopo ogni partita della Ternana. In questo periodo poi con le vicende di Unicusano ad imperversare si discute di tutto: dal calcio alle normative tributarie. Noi di quest’ultimi aspetti non ci interessiamo anche se alla fine entrano in qualche modo nei nostri ragionamenti.

Ma andiamo con ordine e cominciamo dalla partita di Cosenza. Bella? Proprio no. Utile? Sicuramente si anche se avrebbe potuto esserlo di più.

Considerazioni a margine. Non è stata una Ternana brillante come contro il Modena, ha sbagliato molto nei sedici metri finali, soprattutto le rifiniture. Ha concesso niente e alla fine ha cercato di vincere fiorando il successo. Tutto questo l’ha confezionato contro l’ultima in classifica che però sette giorni prima aveva affondato il Parma, la stessa squadra che domenica ha messo sotto il Genoa. La Ternana è un po’ mancata nella fase di costruzione del gioco ma non aveva il suo migliore interprete: Palumbo. In tanti hanno criticato la scelta di Andreazzoli che ha riproposto nel ruolo Coulibaly. Tanti avrebbero voluto Falletti. Ma né Coulibaly né Falletti somigliano a Palumbo. Giocatori diversi che impongono anche scelte tattiche diverse. Palumbo non ha un sosia in organico né potrebbe averlo perché se c’è un giocatore titolare inamovibile difficile averne un altro di valore simile disposto ad aspettare il proprio turno.

Quindi meglio mettersi l’animo in pace e lasciare ad Andreazzoli il compito di fare quello per il quale è pagato: allenare, dare una connotazione chiara e credibile alla propria squadra. Cosa che sta facendo. Con pazienza e ambizione, ha detto l’allenatore rossoverde nel post partita.

“Possiamo fare meglio ma non di più perché sul piano del lavoro siamo al massimo” le parole di Andreazzoli che con la squadra lavora dalla mattina alla sera. Lo fa perché è un suo stile, un suo modo di operare.

Lo fa, ha detto, perché mantiene una grande ambizione, la stessa che aveva quando Bandecchi l’ha chiamato. L’ambizione di lavorare per portare la Ternana in serie A. Con la pazienza necessaria perché (prendiamo a prestito una frase del maestro Viciani) “per costruire una casa ci vuole tempo. Quello necessario”. Lasciamo perdere la seconda parte del motto vicianiano. Prerferiamo soffermarci sulle affermazioni di Andreazzoli. Non di facciata perché non è tipo di regalare affermazioni compiacenti. E lo dimostra il fatto che non ha preso a scusante le vicende che stanno interessando Unicusano e, di conseguenza la Ternana.

Bandecchi che parla di cessione della Ternana può essere un elemento destabilizzante: Andreazzoli non l’ha neppure sfiorato. Anzi ha sostenuto che il presidente è ambizioso quanto lui. Avrebbe potuto dire cose diverse, tanti altri l’avrebbero tirata in ballo la storia della cessione. Lui non l’ha fatto ma al tempo stesso ha chiamato la società a dare una risposta.

La Ternana in tutte le sue componenti è ancora ambiziosa come lo era a inizio stagione? Lo è ancora oggi dopo un mercato invernale che ha portato soltanto cessioni? La  chiarezza del tecnico, decisamente apprezzabile, merita altrettanta chiarezza da parte di chi indica la rotta. Ma anche di chi è chiamato a remare perché, con la barra dritta, la velocità sia tale da mantenere la prua sempre a contatto con le prime del gruppo.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 07 febbraio 2023 alle 00:00
Autore: Massimo Laureti
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