Oggi parleremo di quelle due curiose correnti di pensiero, al limite della sindrome collettiva, che caratterizzano attualmente la tifoseria rossoverde: l' oltranzismo (a prescindere) e l' inversionismo (più o meno convinto). 

Partiamo dal presupposto che il popolo delle Fere, dopo il "tragico" (sportivamente parlando) biennio della gestione Unicusano, ha smarrito pressoché totalmente ogni forma di entusiasmo nei confronti dei propri colori. 

Ciò è ampiamente dimostrato dai numeri delle presenze allo stadio, in particolare quelli delle ultime partite della scorsa stagione (non più di 1.500 spettatori ad incontro). 

A maggior sostegno, l' atteggiamento della piazza, già più che scettico sin dai tempi della presentazione della nuova società, si è andato vieppiù inasprendo col trascorrere del tempo, soprattutto a cagione dei pessimi risultati conseguiti sul campo dai rossoverdi. 

Motivo per cui si potrebbe ben sostenere che la passione della tifoseria ternana si sia praticamente azzerata. 

Ma non a caso ho usato il condizionale, visto che l' autentico "coup de theatre" messo in scena recentemente dal Patron-Presidente Stefano Bandecchi (abbattimento quasi totale del costo degli abbonamenti) ha restituito alla causa rossoverde qualche cosa come 12.000 "ipotetici" tifosi. 

Praticamente l' intero potenziale sul quale la Ternana ha sempre potuto contare nel corso degli ultimi 20 anni, sia pure con fortune e vicissitudini a dir poco alterne. 

E qui s' innesta l' analisi dalla quale siamo partiti; ovvero l' esame delle ragioni, anche psicologiche, degli opposti schieramenti. 

Da una parte, dunque, gli "oltranzisti", ovvero coloro che mai e poi mai saranno disposti a concedere fiducia alla società di Via della Bardesca, avendogliela magari negata sin dall'inizio. 

Ci sono poi quelli che la fiducia l' hanno ritirata strada facendo, in conseguenza del conclamato fallimento sportivo del progetto - Unicusano e che a cagione di ciò non intendono più tornare indietro. 

Di costoro è sicuramente apprezzabile la coerenza, la fermezza e la conseguente dirittura morale. 

Ma... 

Ma viene spontaneo chiedersi se gli iscritti a  questa frangia della tifoseria abbiano veramente a cuore o meno le sorti della Ternana (perché la squadra del cuore si dovrebbe amare a prescindere) e se per caso qualcuno non sia anche animato da motivi di astio "personali" nei confronti del Palazzo. 

Pur rispettando doverosamente questa corrente di pensiero, è lecito domandarsi che cosa potrebbe accadere in caso di successo della squadra o, in dannata ipotesi, di fronte ad eventuali ulteriori tracolli della stessa. 

Rabbia per le vittorie?  Gioia per le sconfitte, accompagnata dalla solita frase di rito " Lo dicevo io"...? 

In entrambe i casi non mi sembrerebbero comportamenti degni di un vero tifoso d.o.c. della Ternana. E qui mi fermo. 

Quanto agli "inversionisti" (invero la stragrande maggioranza), sono tutti coloro che, pur avendo ripetutamente sperimentato sulla propria pelle l'effetto cocente delle ripetute delusioni procurate loro nel corso dell'ultimo biennio dalla Ternana, hanno inteso comunque concedere una prova di appello alla società. 

È facile immaginare che la maggior parte di questi tifosi sia stata mossa dal sano "opportunismo" costituito dall' approfittare del prezzo praticamente azzerato degli abbonamenti. 

Quindi, l'entusiasmo e l'attaccamento ai colori attualmente resta praticamente a livello zero o quasi. 

E anche in questo caso parlare di "fede" mi sembra leggermente azzardato... 

Ma perlomeno a questa società un'ultima chance è stata concessa, sia pure in maniera impropria. 

Della serie: "se la Ternana vince tanto di guadagnato, ma se le cose continuano ad andare come sono andate finora, pazienza; tanto non ho speso praticamente niente e quindi posso impiegare il mio tempo diversamente senza rimetterci troppo "... 

E, se mi è consentito, anche questo non è un atteggiamento che rappresenti la perfetta figura del tifoso innamorato "a prescindere" della propria squadra. 

Da tutte queste considerazioni che ho sviluppato finora, emerge prepotentemente un unico dato, a mio modesto avviso ineludibile:  la scelta di Bandecchi di abbattere il prezzo dell'abbonamento, se da un lato ha ottenuto un risultato incredibile per proporzioni, dall'altro rappresenta invece un rischio di portata enorme. 

Nel senso che se la Ternana, sia intesa come società, che come squadra, riuscirà ad ottenere quei risultati positivi da troppo tempo assenti, allora si potrà dire che la mossa è stata azzeccata e il Liberati tornerà a rifiorire come ai bei tempi, con buona pace anche dei c.d. "oltranzisti". 

Ma se, al contrario, le cose non dovessero andare per il verso giusto, non soltanto si tornerebbe a vedere i soliti 1.000/1.500 spettatori allo stadio, il famoso "zoccolo duro", ma il Palazzo finirebbe col perdere anche quel briciolo di fiducia che gli è stato rinnovato. 

Il che significherebbe la morte del calcio a Terni. 

A prescindere dal gradimento che queste mie considerazioni potranno incontrare in voi lettori, in fin dei conti lo scopo e il messaggio di questo editoriale è solo uno: 

"cara Ternana Calcio, cerca almeno per una volta di fare le cose per bene, perché diversamente di chances non ce ne saranno più." 

E che ogni tifoso degno di questo nome ("oltranzista" o "inversionista" che dir si voglia) si regoli secondo coscienza, cercando in ogni caso di meritarsi tale titolo. 

Ne va del bene della nostra Ternana. 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 18 luglio 2019 alle 00:01
Autore: Massimo Minciarelli
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