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Nella settimana del Festival, Ternana formato Silvestri

Cosa c'entra il Festival di Sanremo, la festa della canzone italiana, con la Ternana e il suo momento nero, che forse più nero non si potrebbe? Niente, direte voi, eppure noi vediamo una qualche attinenza, potremmo dire che i rossoverdi hanno adottato il formato Silvestri. 

La squadra di Mariani, anche se potremmo dire di Pochesci, dal momento che non bastano quattro giorni di lavoro e una partita per poter giudicare il lavoro di un allenatore appena arrivato, per di più in una situazione tanto complicata, ha palesato a Cesena gli stessi limiti e le stesse carenze che si ripetono da mesi, dall'inizio del campionato. C'è l'impegno, c'è la volontà e c'è la grinta, ma la squadra continua a perseverare sugli errori s8u cui tutti speravamo di vedere miglioramenti, che tutti volevamo vedere diminuiti. E' stato concesso tempo, fiducia, con la speranza che col passare delle settimane qualcosa cambiasse "e invece, più giù di così non si poteva andare, più in basso di così c'è solo da scavare", cantava Daniele Silvestri nel 2003. E la sensazione avuta a caldo al termine della partita dell'Orogel-Manuzzi è stata proprio questa, che non ci sia nulla da fare, che non ci sia nulla da sperare, in sintesi quella di aver toccato il fondo. Finalmente ci sentiremmo di aggiungere. 

Finalmente, perchè quando si tocca il fondo non rimane altro da fare che rimboccarsi le maniche e cercare di risalire. Ci vuole tempo, ci vuole fatica, gli imprevisti sono sempre dietro l'angolo e il rischio che i tentativi risultino vani è alto, altissimo oseremmo dire, eppure si guarda in alto, si aspira a qualcosa. E' questo che la Ternana adesso deve fare: basta proclami, promesse, parole che servono solo a ribadire l'amarezza, adesso le Fere possono solo cercare appigli e punti d'appoggio per riprendere a salire. Non sappiamo quanto tempo ci vorrà, non lo sa nessuno, nemmeno i giocatori, nemmeno l'allenatore, nemmeno la società che continua a rilasciare comunicati che lasciano trasparire fin troppo ottimismo. Non è dato sapere se alla fine tutti gli sforzi saranno ripagati o se per risalire la china ci vorrà ancora di più, servirà scivolare ancora un po', ma non si può fare altro: quale altra soluzione c'è? E no, non si tratta di rassegnazione, di tirare i remi in barca, si tratta di serena accettazione della realtà e delle sue conseguenze: nulla è perduto, ma tutto è in salita. 

"E resto qui distrutto, disperato ancora un po'. Ma prima o poi ripartirò": ecco, questo direbbe Silvestri. La consapevolezza che, per quanto sembri impossibile, prima o poi si deve ripartire.

Marina Ferretti

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