Le montagne russe e il giro della morte: ma ci vuole rispetto
Laura Melis moglie di Gian Luigi Rizzo e madre di Claudia Rizzo - Foto TernanaNews
Ogni giorno sembra di essere in un film. Ogni giorno pensi di avere visto la parola fine, pensi di poter scorgere la leggendaria luce in fondo al tunnel. Ogni giorno pensi che più in basso di così non si possa andare. E invece la Ternana ti sorprende sempre.
Solo oggi i 5 punti di penalizzazione (rispetto ai 2 attesi), non sono la peggior notizia della giornata. Ce ne sono due (o forse tre) ancora peggiori. La prima è che incredibilmente, nonostante le comunicazioni ufficiali, il cambio di amministratore unico non c’è stato, perché Fabio Forti non ha ancora accettato l’incarico. A monte di questo mancato cambio ci sarebbe – come ha rivelato UmbriaTag24 – l’avvio della pratica per richiedere la composizione negoziata della crisi d’impresa. Un avvio richiesto il 9 dicembre dalla Pucci (quindi 2 giorni prima, pochissimo, la data dell’11 ovvero della convocazione dell’assemblea dei soci che avrebbe destituito dall’incarico la Pucci stessa) di cui evidentemente né Morcella né la famiglia Rizzo erano al corrente.
Ovviamente da parte della famiglia anche oggi silenzio. E se ieri avevamo salutato il comunicato stampa (per quanto irrituale) come un primo passo nei confronti della città e della tifoseria, un primo passo verso la “normalità”, ora ci ritroviamo di nuovo sottosopra. Intanto ci viene da chiederci come sia possibile? Anche perché non è la prima volta che in questi tre mesi – anche per loro stessa ammissione – si siano affrontate delle situazioni in cui forse sarebbe bastata più attenzione. A partire dalla due diligence (considerata frettolosa), per proseguire con il contratto faraonico a Ferrero (uno dei motivi che hanno portato all’allontanamento per giusta causa della Pucci, sempre secondo il comunicato) e con il cambio di idea proprio rispetto a Ferrero definito tre mesi fa un amico di famiglia e oggi indicato come dipendente di Bandecchi, per chiudere con le problematiche emerse nella vicenda stadio/clinica. E ora la richiesta della crisi d’impresa. Un po’ troppo.
Ma non è solo questa l’unica brutta notizia, più brutta dei 5 punti di penalizzazione.
La seconda è che alla luce di quanto emerso in giornata (o forse già dalla serata di ieri) il pagamento del 16 dicembre è tornato fortemente in discussione. Ieri ci eravamo esposti, parlando di ottimismo e di volontà da parte della famiglia di affrontare il problema. Oggi la giornata del gambero. Altri tre passi indietro. E così lo spettro di una maxi penalizzazione che costringerebbe la Ternana a un campionato di grandissima sofferenza (altro che playoff) è più concreto che mai. Posto che alcune interpretazioni delle NOIF addirittura portano anche a un’esclusione del club (e visto quello che è successo oggi, non è da escludere nulla) il vero problema è un altro: il terzo.
Se il 16 la Ternana non dovesse pagare, la maggior parte dei giocatori, giustamente, chiederebbe di essere ceduta. E’ anche molto probabile che tutti chiedano la messa in mora della società e che quindi automaticamente siano sul mercato. Alcuni dei giocatori, nuovi acquisti, hanno anche una clausola sul contratto che se non dovessero essere pagati gli stipendi sono liberi. Insomma la Ternana si sfalderebbe, completamente. Si sgretolerebbe.
Ora potete pensarla come volete, sulle responsabilità e sui motivi per cui si è arrivati fin qui. Ovviamente nessuno può obbligare la famiglia Rizzo a pagare tutto (e a pagare caro). Ma nessuno li ha neanche obbligati a prendere la Ternana e a fidarsi ciecamente delle persone intorno a loro, che loro stessi hanno confermato in questi primi mesi di avventura. Chi ci rimette ora non è chi ha messo la Ternana in questa condizione ma i giocatori, lo staff, la tifoseria e la città. Ovvero chi non c’entra nulla. Per questo riteniamo almeno indispensabile che sia finito il tempo dei comunicati stampa che sia arrivata la necessità di parlare direttamente e far capire bene cosa sta succedendo. Oggi vorremmo capire se davvero la famiglia Rizzo non paga gli stipendi. E perché eventualmente non lo farebbe. Vorremmo capire cosa li ha davvero spinti a venire a Terni. Quali sono le cose che sono cambiate. Quali sono i danni che sono stati arrecati alla Ternana Calcio. E se davvero non esistono altre strade che il fallimento.
Pochi giorni fa sono state licenziate due figure storiche della Ternana Calcio: Lorenzo Modestino, responsabile della comunicazione, e Gabriele Mechelli, l’addetto alla manutenzione del manto erboso dello stadio. Allora dicemmo, ironicamente, che grazie ai loro licenziamenti la Ternana sarebbe stata al sicuro. Oggi i due continuano a lavorare con grandissima professionalità fino al termine ufficiale del loro mandato, mentre invece dentro e intorno alla Ternana si consuma uno spettacolo indegno. Quando parliamo di attaccamento alla squadra e alla città non ci riempiamo la bocca e basta. Sappiamo quali sono le persone che lo sono, senza doverlo sbandierare.
Dopo anni di tribolazioni (d’altronde il motto del ternano, quello rimane) ci abbiamo fatto il callo. Ma chiediamo rispetto. Il rispetto che finora non c’è stato: sicuramente nei confronti di Lorenzo e Gabriele, ma traslandolo neanche nei confronti di tutti gli altri. Va bene tutto, ma non la mancanza di rispetto. La Ternana ha appena festeggiato 100 anni. Non si merita di vivere un periodo così. Oggi la famiglia Rizzo, proprietaria della Ternana, deve assumersi le proprie responsabilità. Verrebbe da dire finalmente. Dopo 3 mesi dovrebbe prendere in mano la situazione, cercare di risolvere i problemi e spiegare cosa sta succedendo. Altrimenti la differenza con quello che è successo finora è quasi inesistente.
