Le maglie non più bruciate, come da prima ipotesi nel post Ascoli, bensì lavate, come aveva convenuto il presidente. Serviva lavare l’onta della brutta sconfitta. E così è stato. Anzi sembra che il lavaggio abbia pure funzionato bene visto che la Ternana almeno il pareggio a Brescia l’ha ottenuto. E per giunta con tanto di rammarico finale perché la partita avrebbe potuto vincerla e, l’avesse fatto, nessuno avrebbe gridato allo scandalo. E soprattutto oggi avrebbe due punti in più in classifica che, stante l’accelerazione dell’Alessandria l’avrebbe mantenuta a debita distanza dalla zona a rischio.

Ma a me parlare di classifica oggi interessa poco. Voglio piuttosto sottolineare che Cristiano Lucarelli ha saputo rispondere al meglio a qualche spruzzata di veleno che gli era piovuta addosso. Ingrati? Giudici frettolosi? Non interessa. Fatto è che il tecnico dei record (con la Ternana) ha fatto capire ancora una volta di non essere affatto integralista, che il modulo tattico può e sa come cambiarlo, che sceglie  i giocatori a seconda dalle necessità del momento. Specie se ce l’ha tutti (o quasi) a disposizione e in buone condizioni.

Il 4-3-3 di Brescia o ancora più preciso 4-3-1-2 ha funzionato benissimo. Al netto del solito errore difensivo che è costato i tre punti. Stavolta hanno sbagliato in parecchi. Palumbo non ha contrastato a dovere Sabelli al cross, Moreo ha bruciato Sorensen, Kuzupias non ha protetto sull’incursore centrale e Defendi ha scelto di chiudere centralmente sperando che non succedesse quello che è successo, ovvero: palla lunga per Jagiello che l’ha messa dentro. Quindi, difesa schierata e gol incassato. L’ennesimo. Sono troppi ed è qui che Lucarelli forse deve incrementare ancora l’efficacia del suo lavoro. Perché queste sviste stanno costando punti in quantità industriale negando, peraltro, successi di grande prestigio. Ricordate com’è andata a finire a Lecce o con il Perugia? Quindi, ricapitolando. La Ternana sembra di nuovo tornare a buoni livelli. Quelli necessari per puntare a una salvezza tranquilla o a qualcosa di più, se ci sarà ancora il tempo e la forza. Anche perché il presidente, arrabbiato per la mancata vittoria ma soddisfatto della reazione, ha deciso di portare a cinque anni il proprio futuro in rossoverde, con annessi progetti ampliati.

Ha firmato la documentazione dell’operazione stadio-clinica che a giorni sarà in regione, ha dato l’okkay per avviare la bonifica del terreno dove sorgerà il centro sportivo e al tempo stesso ha spiegato a tutti che con il settore giovanile si deve cambiare. Più investimenti da parte sua ma anche migliore lavoro da parte degli addetti. Forse anche con qualche cambiamento, perché lui chiede al vivaio forze fresche da immettere in prima squadra. Non subito ovviamente e anche per questo la durata del progetto si dilata. Lavorare con i giovani vuol dire metodo, risorse, qualità degli addestratori e degli scout. Operazione non semplice ma che da queste parti in passato ha portato frutti straordinari ma che, da troppo tempo ormai è stata accantonata. E i risultati li ha visti anche Bandecchi.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 25 gennaio 2022 alle 08:00
Autore: Massimo Laureti
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