Infilate le sei consecutive. E per tornare a un filotto del genere bisogna fare un salto indietro di 31 anni: la Ternana di Tobia. Una delle più amate della storia. Un altro segnale al campionato, alla propria autostima per preparare al meglio i due big match all’orizzonte.
Per la prima volta la Ternana è sembrata stanca. Non è riuscita a imprimere il solito ritmo alla gara e la buona partita del Francavilla ha fatto il resto. La Ternana ha scoperto i propri limiti ma, come si dice in questi casi, se non puoi vincerle non devi perderle.
Averla vinta è un grande segnale di maturità e di forza. Mentale e tecnica. La Ternana ha saputo soffrire. Non era affatto scontato e Lucarelli aveva previsto anche questo.
Ma la lezione che deve imparare del tutto (ancora) questa Ternana, è che non tutte le partite le puoi vincere con tanti gol di scarto. E non sempre collezioni decine di palle gol. E quindi quando ti capitano sui piedi (come quelle su Raicevic o Torromino) devi segnare, devi essere più “cattivo”. Perché poi le fiammate dai tuoi giocatori arrivano, come da Falletti e Partipilo. E soprattutto perché il gol che spacca la partita poi ti permette di essere più libero. Di avere più spazi. Di essere più pericoloso. Di fare la tua partita. Come è puntualmente successo.
Ma anche qui lo stesso “problema”: il 2-0 avrebbe messo ancora più al sicuro la squadra.
Che ha saputo soffrire. Difendersi in maniera diversa. Aspettare invece che aggredire.
E questa con il Francavilla non è una vittoria “rubata”. È legittima. La Ternana ha avuto tante palle gol. Le uniche palle gol del match.
E allora fa bene Lucarelli a spingere sul concetto della “cattiveria” sotto porta. “Bisogna fare gol con le unghie” ha detto Lucarelli. Ecco. Questo deve ancora metterglielo in testa.
Ma vincere e soffrire è un segnale tanto importante quanto farne cinque.
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