Io a Cesena non c’ero

Tifosi della Ternana a Cesena

Il ricordo non può che essere una festa. Una festa di tutta la città, una festa che è rimasta indelebile nei ricordi di tutti i tifosi – ahimé – di una certa età.
Lo premetto: io a Cesena non c’ero. Ma c’erano tutti gli altri ed è come se ci fossi stato. Quella Ternana ha conquistato il cuore di una città ed è entrata nell’immaginario collettivo. Doto, Renzi, Sciannimanico, Garritano, Forte e Sossio Perfetto. Era la Ternana di Claudio Tobia, quella che tornò a vincere un campionato dopo un tempo lunghissimo, fatto di sole cadute, dalla serie A, fino alla C2. Era una squadra che incarnava lo spirito della città e infatti la città si era identificata in lei. Era una Ternana arrembante, aggressiva, lottatrice. Costruita da Ernesto Bronzetti. Una Ternana – ovviamente – vincente. In un modo rocambolesco, dopo uno spareggio, dopo i rigori.
L’esodo di Cesena rappresenta a tutt’oggi la più grande manifestazione d’affetto mai tributata alla squadra della città. Un esodo vero e proprio, 15mila persone allo stadio Dino Manuzzi, per colorare di rossoverde non solo l’impianto sportivo ma tutta la giornata. E’ stata una carovana: piena di speranza all’andata, gonfia d’orgoglio per il ritorno. 15mila persone per una città di 100mila abitanti. Una percentuale incredibile, soprattutto per una trasferta. Il vero termometro di quanto quella squadra fosse amata, di quanta voglia di calcio (e di vittoria) c’era a Terni in quel periodo
Per anni praticamente tutte le auto in città c’era attaccato il famoso adesivo “Cesena 11 giugno 1989: C’ero anche io” con Paperino rossoverde. Io – come detto – non c’ero. Ma da bambino (e poi da adulto) quelle immagini le ho viste mille volte. Mi sono abbandonato alle voci di allora, che raccontarono quella partita (e quella stagione): la voce di Ivano Mari in radio (“il giovane Leone”, che poi proprio a Terni è venuto a fare il direttore sportivo, costruendo la squadra dei record dell’ultima promozione in B), quella di Ialenti in tv che ci accompagnava nei pomeriggi aggiornando anche con i risultati di serie A. Con la musica di “Magica Ternana” come colonna sonora.
Pomeriggi passati a fantasticare che la Ternana fosse invincibile e che presto sarebbe tornata anche in Serie A: il peggio sembrava passato. Non sapevano ancora, i bambini di allora, che non tutto poi sarebbe andato per il verso giusto nei successivi 35 anni. Ci sono state altre promozioni e altre feste. Altrettanto coinvolgenti e sentite. Ci sono stati campionati stravinti, stagioni dominate, condite anche da delusioni cocenti (non ultime quelle delle ultime due stagioni). C’è stata la Ternana di Clagluna, la Ternana del doppio salto dalla C2 alla B sotto la guida di Delneri, la Ternana operaia di Toscano, quella dei record di Lucarelli. Ma come si dice, la prima non si scorda mai. Ha il sapore delle azioni prima immaginate, visto che non c’erano dirette televisive, se non riuscivi a vederle allo stadio, dell’emozione di poter incontrare per strada i giocatori della Ternana che tanto bene stavano facendo, della tv con il tubo catodico, delle tv e radio locali. Ha il sapore dell’infanzia.
Le altre ci hanno fatto comunque scoppiare il cuore, urlare a squarciagola. Sono state vissute sempre con crescente consapevolezza e passione. Con trasporto, con liberazione. Ma quel senso di libertà c’era a Cesena. E a Cesena c’ero anche io, anche se non ci sono mai stato.