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Il balletto del saluto

In mezzo ai fischi e alla contestazione, dopo la quinta sconfitta consecutiva, la diciassettesima della stagione, si è consumato uno strappo. Un duplice strappo a dire la verità.

La squadra, non voleva – come sempre era stato fatto fino a quel momento – salutare le due curve e gli altri spettatori presenti. Un cambio di intenzioni dopo che, durante tutto il campionato, anche dopo sconfitte andava a raccogliere a prescindere applausi (e qualche fischio, come era naturale che fosse). Probabilmente gli striscioni esposti durante la partita e qualche avvisaglia preventiva avevano portato a questa decisione della squadra. Nessun saluto. Visto che c’è il silenzio stampa possiamo solo ipotizzare che magari proprio la squadra non si sia sentita compresa dalla propria tifoseria. Una stagione complicata anche per i giocatori: i due cambi di allenatore, le vicende societarie, la pressione che saliva e le gambe che non giravano. Sicuramente non possono non essere sul banco degli imputati, ma – ipotizziamo – non vogliono esserci da soli.

Dall’altra la tifoseria che invece ha aspettato la salvezza per contestare e per fischiare sonoramente. Gli striscioni e il disappunto, rispetto a quanto poteva succedere solo qualche anno fa, è stato assolutamente civile. Poco rumoroso, quasi. E in altri anni i fischi sarebbero arrivati prima, per tutti. 

Il secondo strappo è maturato invece fra la squadra e il presidente. QUando Bandecchi ha capito che la squadra non avrebbe voluto salutare i tifosi, si è arrabbiato. Ha parlato, convinto, ordinato ai propri giocatori di salutare. Per una questione di rispetto nei confronti di chi aveva pagato il biglietto, per potersi prendere le responsabilità: applausi o fischi che fossero. Ma questo la squadra (o almeno non tutta) non voleva farlo. C’era anche era piuttosto contrariato e non ha partecipato neanche all’applauso abbozzato dai suoi compagni di squadra. Calmato quasi a forza dai suoi amici e colleghi, come per esempio Coulibaly.

Il presidente, da come si vede nelle immagini, è molto deciso nella sua comunicazione. Vuole che la squadra si commiati in maniera civile con il suo pubblico.

E questo succede a metà, generando un balletto che sinceramente già di per sé avremmo volentieri evitato. Una foto che la dice tutta su come si è comportata la Ternana, nel suo intero, durante il campionato. La voglia di fare qualcosa che alla fine non riesce a tramutarsi in realtà per volontà più grandi. Un gruppo che non è riuscito a rimanere granitico in questa circostanza. Tutto sotto gli occhi di uno stadio che fischiava, di fronte alla peggior salvezza – numeri alla mano – degli ultimi 20 anni.

Con il bicchiere mezzo pieno si può dire che la Ternana si è salvata a 5 giornate dalla fine… peccato che le ultime 5 sono state un calvario

Ternananews Redazione

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