Garritano, l’uomo che veniva dal Sud e conquistò Terni

Garritano, l’uomo che veniva dal Sud e conquistò Terni

Salvatore Garritano

Di Salvatore Garritano sono stato tifoso. Sin da quando è arrivato da Cosenza, dalla Emilio Morrone di Cosenza. Eravamo pressoché coetanei, lui un po’ più giovane. Siamo diventati amici. Il legame era ovviamente il calcio, la Ternana, ma soprattutto mio padre, Ovidio, a quei tempi responsabile del settore giovanile che stava pescando talenti che poi Omero Andreani e gli altri tecnici avrebbero cresciuto facendo le fortune del club.

Un gruppo di ragazzi del sud, calabresi per lo più, individuati dallo zio di Nino Cardillo tanto che da Scalea in quel periodo salirono anche Carmelo Bagnato e Carmelo La Torre; dalla Basilicata, da Matera, Franco Selvaggi.
Ragazzi che a Terni hanno trovato sostegno, affetto, riferimenti certi. E così sono cresciute anche le mie amicizie che nei periodi di festa, soprattutto a Natale, ci facevano ritrovare intorno alla stessa tavola, per il cibo ma anche per le tombolate in famiglia. Insomma, il legame si è costruito così.

Poi Salvatore, protagonista con la Ternana di Riccomini venne trasferito al Torino, un gran colpo allora i 600 milioni pagati dal Toro, l’ennesima conferma che quella dei giovani, appena intrapresa, era davvero la strada giusta.

La morte di mio padre sommata alla lontananza alle strade inevitabilmente diverse intraprese ci ha un po’ allontanato. Ma non certo nel ricordo, nell’attenzione da parte mia alla sua carriera. Che ha avuto momenti importanti. Col Torino vinse il campionato segnando un gol decisivo nella vittoria sul Milan. Poi l’Atalanta, un brutto infortunio che lo tolse dal campo per un anno, e via via tante altre tappe importanti fino al Latina. Lì aveva deciso di smettere ma a quel punto Terni e la Ternana sono tornate nel destino di Garritano.

Lo chiamò Ernesto Bronzetti e Lello Sciannimanico lo convinse a rimettersi gli scarpini. Fu il trionfo della Ternana di Tobia con Doto e Garritano goleador, con Pochesci baluardo difensivo con Lello “Bello” in regia. In quella stagione rifiorì il rapporto di amicizia che si era inevitabilmente affievolito e che, qualche anno dopo, è tornato ancora più forte anche grazie a Ernesto Bronzetti, alla sua avventura spagnola nella quale per qualche anno Salvatore lo accompagnò. Era il periodo dell’Atletico Madrid, dei viaggi in Spagna in macchina, delle serate con Bobo Vieri, delle partite al Calderon, delle vacanze trascorse a Porto Banus. Tre famiglie insieme: Bronzetti, Garritano e la mia con Salvatore splendido protagonista al barbecue.

Tempi belli che la vita non ha certo cancellato e nemmeno sbiadito nel ricordo. Tempi che hanno segnato le nostre vite e che ora, purtroppo, ricorderò con la nostalgia di chi ha perso un fratello (Ernesto) da qualche anno e da oggi un amico sincero (Salvatore) che, tornato in Calabria, avevo rivisto poche altre volte in aggiunta a qualche telefonata. Aveva sognato di fare il direttore sportivo della Ternana, poi magari l’osservatore. Ma il suo sogno è rimasto nel cassetto. I miei ricordi resteranno indelebili insieme all’amicizia che ci ha legato per oltre 50 anni.