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“Fuori le…”

Che avete capito? Le palle sì, ma intese come palloni. Non certo attributi. Ci vuole realismo e concretezza per uscire dall'ultimo posto in classifica e piano piano dall'intera zona rossa. Ovvero, buttare qualche pallone in tribuna, quando necessario, per difendere il risultato. Insomma occorre essere più concreti e meno "belli", se proprio si vuol parlare di bellezza riguardando tanti dei 50 gol presi fin qui. E' a quel genere di "palle da tirare fuori" che ci riferiamo. 

 

Nessuna volgare, seppur metaforica, invocazione a "tirare fuori gli attributi". Con le parolacce e gli atteggiamenti di sfida, che quasi sempre nascondono insicurezza, abbiamo già dato abbastanza. E allora ben venga il pacato (in apparenza) e soprattutto preparato Luigi De Canio. Allenatore dal curriculum eccellente e con una grande voglia di mettersi in gioco. Il suo compito più difficile sarà a strettissimo giro (si gioca sabato in casa con il Bari e poi di nuovo martedì a Venezia) studiare qualche rimedio per rendere la difesa qualcosa in più che un colabrodo. Compattezza, serenità, tranquillità e competenza. Ecco di cosa ha bisogno la Ternana adesso.

 

Chiaro che la squadra dovrà fare il suo, seguendo il nuovo allenatore e impegnandosi al massimo. Non di certo come visto a Brescia. Impegno a parte, mai lesinato e mai disconosciuto (tranne qualche raro caso come Avellino o Brescia appunto) ciò che a volte è mancato, per ingenuità o inesperienza, durante la gestione Pochesci è stato soprattutto cinismo e concretezza. In attesa di applaudire i risultati sul campo che sono e restano la cosa più importante, della prima conferenza stampa di De Canio ci sono piaciuti alcuni passaggi come "il calcio è la cosa più seria tra quelle meno serie" oppure "missione difficile, ma non impossibile". Ma soprattutto "scusate se mi permetto, non voglio dare lezioni ma si vince se le componenti sono unite" che dà molto l'idea del personaggio arrivato a Terni. Anche le belle parole di rito spese per la società e per la piazza non sembrano dette da qualcuno in cerca di approvazione e di facili consensi. Ha spiegato i motivi per cui ha scelto di sposare il progetto della società, questo è innegabile, ma l'allenatore più prestigioso dai tempi di Delneri (che ai tempi non era ancora il Delneri del miracolo Chievo) senza voler scomodare Bolchi o Clagluna, non ha bisogno di fare banale piaggeria. 

 

Doveva essere Ferruccio Mariani, nelle intenzioni del patron Bandecchi, a "normalizzare" l'ambiente e i rapporti tra piazza, giocatori e società. Compito arduo andato in frantumi di fronte a tre sconfitte consecutive. Mariani disciplinatamente ha fatto il suo e per questo si è preso gli elogi della società, oltre a riprendersi il suo posto alla guida della Primavera. Con la scelta di De Canio il progetto Unicusano, fin qui fallimentare, potrebbe clamorosamente riprendere fiato. Non vogliamo neanche pensare allo scenario peggiore, quello della retrocessione. Ma sapere che anche in quel caso nefasto la Ternana potrebbe ripartire con un uomo del calibro di Luigi De Canio, se non altro è un bell'antidoto alle ansie copiose e ripetute che non fanno altro che togliere il sonno ai tifosi rossoverdi. E' di certo l'unica scelta giusta che poteva fare Bandecchi e l'intuizione, va detto, è stata di Stefano Ranucci che nonostante il delicato decorso post-operatorio è stato capace di convincere la persona giusta in grado di ricompattare l'ambiente e salvare, in parte, il progetto. In parte, certo, e non del tutto. Perchè non si doveva arrivare a una scelta del genere a fine febbraio e con la squadra lontano 6 punti dalla zona playout e 8 dalla salvezza diretta. Ma in fondo solo chi non fa niente non sbaglia mai e se ci voleva questa situazione per far uscire il gruppo Unicusano dallo stucchevole dualismo Pochesci-Mariani e fare un vero salto di qualità (anche fosse dover ricominciare dalla Serie C) beh allora non tutti i mali vengono per nuocere. Ma non è tempo per pensare allo scenario peggiore. E' tempo di tornare a lottare e tirare fuori le palle: prima nella rete avversaria e poi in tribuna. Ovvio.

Lorenzo Pulcioni

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