“Cent’anni di Ternana, ricordi indelebili di sciarpe, bandiere e passione”

Alessandro Laureti
C’è un momento, per chi racconta il calcio, in cui la cronaca lascia spazio alle emozioni. Succede quando il calendario segna date simboliche e ti accorgi che non stai scrivendo di una partita, ma di un pezzo di storia. È la sensazione che provo oggi, alla vigilia del centenario della Ternana.
Alla soglia dei miei 41 anni, quel primo ricordo è ancora vivido nella mia mente. Vedo le sciarpe rossoverdi fuori dai finestrini delle macchine, le bandiere dei tifosi che a piedi si avvicinavano allo stadio, il clima di festa che accompagnava ogni passo verso quella meta sacra che era il Liberati. Odori, suoni, colori: tutto torna come allora, nitido e caldo come il sole di quei pomeriggi.
Il mio primo flash è Fano: la Ternana di Delneri che festeggia la promozione in Serie C1. Mio padre, inviato di giornata, inghiottito dallo spogliatoio rossoverde e restituito completamente zuppo dai gavettoni di una festa promozione. Io avevo 12 anni e davanti agli occhi si apriva un mondo che da allora non mi ha più lasciato.
Da lì in poi tante partite, tante stagioni, tanti protagonisti. La Ternana “operaia” di Mimmo Toscano, capace di conquistare la Serie B con organizzazione e sacrificio; il “carrarmato” di Lucarelli, la squadra dei record, tra le più divertenti di sempre. Due volti diversi della stessa identità: quella di una città che nei momenti più bui ha sempre saputo rinascere, proprio come un’Araba Fenice.
Questo centenario, più che un traguardo, è un filo rossoverde che unisce generazioni. Non solo i gol, i risultati, le classifiche, ma l’essere “Fere” – un modo di vivere, di appartenere. È il ricordo dei cortei verso il Liberati, delle voci che si intrecciavano nelle canzoni sugli spalti, dei sorrisi e degli abbracci tra sconosciuti uniti dalla stessa passione.
Oggi, cento anni dopo, il sentimento è ancora lì: forte, radicato, autentico. E mentre la Ternana scrive il suo futuro, chi l’ha amata ieri continua ad amarla oggi, portando con sé quei ricordi come un tesoro. Perché i colori più belli del mondo non sbiadiscono mai: restano vivi, come la memoria di ogni tifoso che ha imparato a crescere guardando il rosso e il verde fondersi nell’aria.
Auguri, Fere. Cento anni di storia, cento anni di orgoglio.