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Breda da playoff, lo dicono i numeri

32 punti in un girone. Dalla partita con il Novara a quella di sabato scorso con la Salernitana. Il curriculum di Roberto Breda sulla panchina della Ternana parla da solo. 32 punti in 21 partite ovvero, media da play off. Quello che voleva Simone Longarini. I risultati sono lì, serviti sul tavolo da un tecnico che parla poco ma che sembra davvero saper produrre fatti.

Magari non sarà un trascinatore, un capo popolo, non affascinerà le folle ma con la squadra ci sa fare. In campo e nello spogliatoio perché in fondo proprio il tecnico può diventare il collante di un gruppo che funziona. In quale modo? Parlando chiaro ai giocatori, uno ad uno e tutti insieme. Nessun privilegio ma un modo schietto di rappresentare le situazioni di scegliere quelle che ritiene settimanalmente le scelte migliori. Così ha finto con lo spegnere sul nascere possibili scontenti, borbottii in qualcuno che ha giocato meno degli altri ma che poi, puntualmente, ha finito col trovare il proprio spazio.

Il gruppo, la forza della Ternana. Lo dicono i giocatori dall'inizio della stagione e quello che a qualcuno può sembrare un ritornello anche un po' scontato è diventato invece realtà. Perché la squadra che si compatta e reagisce alle sferzate della proprietà, che sostiene il compagno di squadra tagliato dalla lista degli over (Masi) senza offendere in nuovi arrivati fornisce esempi concreti di come si comporta un gruppo vero. E così nessuno si stupisce se Ceravolo torna al gol nel giorno in cui soffia il posto da titolare ad Avenatti trovando proprio nel compagno di reparto relegato in panchina, il primo a corrergli incontro per festeggiarlo. Eccola la forza della Ternana che può legittimamente ambire a completare il proprio lavoro annuale agguantando la salvezza prima della fine, mettendo insieme qualche punto in più rispetto al passato, tagliando il traguardo con qualche turno d'anticipo. Potrà riuscirci se continuerà a lavorare sodo per limare difetti che ancora emergono, se affronterà con determinazione ogni partita consapevole di avere le qualità giuste per fare bene, se nessuno la caricherà di responsabilità che forze non ha ancora spalle adeguatamente solide per sostenere. Leggerezza nel lavoro, cura dei dettagli. Una formuletta che pare semplice ma soltanto sulla carta. E' la ricetta giusta per andare oltre l'ostacolo. Un esempio? Basta con il ritornello su Avenatti che non segna come l'anno scorso o sulla mancanza di continuità nei risultati. Perché a ben vedere 32 punti in 21 partita non arrivano se non c'è continuità nelle prestazioni.

Massimo Laureti

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