Rimane una brutta sensazione dopo questa partita. Perché se conti le occasioni da gol che hanno avuto i ragazzi rossoverdi e le metti in paragone con quelle che ha avuto l’Avellino non puoi che parlare di sfortuna. La deviazione di Vantaggiato sul tiro di Marilungo, il gol clamoroso sbagliato da Ferrante a fine partita, il rimpallo di Paghera. Addirittura un possibile rigore. Contro un gol segnato nell’unico tiro in porta (anzi allarghiamo anche a “verso la porta”) di tutta la partita dell’Avellino.
Quindi dovremmo essere soltanto incazzati, frustrati. E lo siamo, ma non solo contro la sfortuna. Perché se la Ternana ha perso, prendersela (solo) con il fato è da perdenti, appunto.
Purtroppo per evitare che succeda di nuovo bisogna guardare in faccia la realtà, dritto negli occhi. La sconfitta non è più un incidente di percorso. Purtroppo sono già 3 le sconfitte in queste prime 11 partite di campionato, di cui addirittura 2 in casa. E’ vero che la Ternana fa produzione di palle gol (stavolta soprattutto nel primo tempo) ma anche giocando a 3 prende gol alla prima occasione. E già questo è un campanello d’allarme.
Quello che però è mancato oggi e colora ancora di più di scuro questa seconda sconfitta in casa è una reazione poco veemente. Dopo il gol dell’Avellino c’è stata una grande occasione per Marilungo e poi tutto il secondo tempo, nonostante il possesso palla, nonostante i cross e le giocate, nonostante i tentativi anche da fuori area, le vere grandi palle gol sono state 3: le due di Paghera e quella di Ferrante. Quelle in cui avresti davvero dovuto segnare.
Forse le nostre considerazioni sono dettate dall’amarezza di fine partita, ma la Ternana nel secondo tempo non ha morso l’avversario. Per carità è lodevole che abbia cercato di ragionare e di non farsi prendere dall’affanno. Ma – soprattutto dopo un primo tempo sicuramente più vitale – ci aspettavamo un tambureggiamento diverso. Delle soluzioni diverse, anche a livello tattico, come negli ultimi 15 minuti: visto che la squadra il 4312 lo conosce molto bene e che in campo i giocatori (anche senza sostituzioni) avrebbero potuto interpretarlo.
Questa Ternana sembra una squadra che quando prende gol perde parte delle sue certezze. Ma dopo le due partite contro Reggina e Catania, che avevano regalato al campionato un gruppo con una grande consapevolezza, la Ternana non è più riuscita a percorrere un altro pezzo di questa strada.
La Ternana è bella, ma non è ancora abbastanza cattiva da azzannare l’avversario. La Ternana è forte, ma non ancora abbastanza nelle proprie convinzioni. La Ternana è una protagonista, ma non ancora da premio Oscar. La Ternana deve essere crudele, cinica, spietata. Soprattutto in casa.
Deve trovare la chiave per cannibalizzare queste partite. Per diventare ancora più completa. E’ evidente che non si può costruire un progetto vincente in pochissimo tempo, ma ci deve essere sempre la sensazione che si vada avanti, anche quando si perde. Oggi – anche se forse per la prima volta – non è successo.
La Ternana, se volessimo trovare un filo comune alle due sconfitte in casa, soffre il pressing alto. Ma a differenza del Monopoli stavolta ha prodotto. Soffre più del dovuto le squadre che si chiudono: ma in tanti si chiuderanno contro di noi.
E allora chiunque va in campo, con qualunque sistema di gioco, con qualsiasi risultato e su qualsiasi campo deve sapere e capire che si gira tutti insieme. Che basta un passaggio a vuoto per far pagare il conto a tutti. Se la Ternana vuole essere protagonista deve andare oltre i suoi limiti. Perché la C è un campionato infimo, in cui i valori tecnici si annullano in molto meno tempo che nelle categorie superiori.
Serve tutto, ogni dettaglio. Anche la fortuna. Quella che oggi non c’è stata, ma che ti devi andare sempre a prendere.
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