Agarini è stato il simbolo della speranza, a lungo, per i tifosi ternani. E non solo della squadra, che acquistò più per entrare meglio nelle dinamiche cittadine che per passione calcistica (visto che di calcio non è stato mai un grande appassionato) ma soprattutto della città.
Era nel mondo dell’acciaio, come imprenditore. Ha provato, con la Thyssen Krupp a ampliare questo suo business. E contemporaneamente ha iniziato delle collaborazioni con la città: con l’ospedale per le cellule staminali, con la TAD Energia, cercando di sviluppare certamente le sue attività ma sempre cercando di coinvolgere anche la città.
Come tutti gli imprenditori, venuti da fuori, non sempre tutti hanno accettato di buon grado quello che Agarini proponeva, cercando di scoprire (in alcuni casi anche a ragione) gli interessi che sottostavano dietro alle sue proposte. Ma non si può negare che la figura di Agarini sia legata a un momento di possibile rinascita della città e contestualmente anche della squadra.
RIlevò la Ternana in uno dei suoi periodi migliori. Da Alberto Gianni, che aveva appena vinto il campionato di C2, e che con l’approssimarsi di un’altra stagione trionfale sapeva che non avrebbe potuto sostenere il peso economico di una squadra in B. Quando prese la Ternana, Agarini, non sapeva molto di calcio. Ma riusci a dare una speranza a Terni: la speranza di poter tornare in Serie A. Non a caso i suoi risultati (dopo la promozione è sempre rimasta in B la squadra) sono stati i migliori, promozioni in A a parte, della storia rossoverde.
Non ha lesinato impegno economico, ci ha sempre messo la faccia. Con il suo modo garbato, elegante, da gran signore. Sempre disponibile, mai un urlo, una parola fuori posto. In molti casi così riservato da sembrare scorbutico. La sua voce profonda non aveva bisogno di essere urlata. Agarini sapeva farsi sentire. Si è sempre fidato moltissimo dei suoi collaboratori, i più stretti (Mangialardo su tutti) e dei suoi dirigenti.
Sotto la sua presidenza la Ternana ha vissuto due grandi stagioni, esaltanti e una grande delusione. La delusione è stata certamente la retrocessione in C1 (con il seguente ripescaggio, durante l’estate successiva) in una domenica nel 2002 a Bari dove la Ternana rimase stritolata non soltanto dai suoi errori ma da alcune dinamiche (alcune venute alla luce soltanto qualche anno dopo…) che non avrebbe potuto controllare. Le stagioni esaltanti sono almeno 3: la promozione in B con Delneri in panchina, nel 1998. Agarini era da poco presidente, da poco più di sei mesi, ma il suo intervento in società permise quella stabilità di cui parlavamo sopra. Era la Ternana dei record, la Ternana dello spareggio contro la Nocerina da Ancona, la Ternana di Borgobello, Fabris e Brevi. Di Mayer, Silvestri e Stellini. Di Bellotto, di Modica, di Bini e di Arcadio che segnò il gol della B.
Il secondo momento (soltanto in ordine temporale) più bello è la Ternana di Agostinelli. Quella Ternana “arrapante” che fece sognare tutta la piazza, che fece arrabbiare altrettanto (visti i torti arbitrali che subì nel girone di ritorno), la Ternana dei 21 gol di Ciccio Grabbi, la Ternana di Schenardi e Lucchini, di Grava e Agostini, di Adeshina e Miccoli, di Gigi Riccio e Benin. Era ancora la Ternana di Borgobello e Fabris. Era la Ternana di Gissi (di Norcia) e Cibocchi (di Terni). Era la Ternana di Paolo Borea. Era la Ternana che sognava con un gioco aggressivo e divertente e che non riusci a centrare il sogno (per poi arenarsi definitivamente l’anno successivo).
Il terzo momento “felice” è stato il periodo di Beretta e Capozucca. Il primo anno sorpresa, il secondo la A sfiorata, fino ad arrivare al disimpegno di Agarini che forse certificò l’addio alle ambizioni di A (con il senno di poi): quella Ternana girò prima in classifica al girone d’andata, concluse settima. Ma era uno squadrone: c’erano Jimenez e Kharja, Nicola e Brevi, Borgobello e Zampagna, Frick, Scarlato e Max Esposito. Solo per citarne alcuni. Era una squadra che ancora oggi non si spiega come mai non riuscì nell’impresa e che ancora oggi viene ricordata come una delle più importanti della storia.
E’ mancato solo l’ultimo guizzo ad Agarini a Terni, non certo la voglia. Aveva messo in piedi anche lui il progetto dello stadio (e non fu possibile costruirlo neanche allora). Aveva investito un sacco di soldi nelle sue squadre, alle volte facendo anche dei clamorosi buchi nell’acqua, fidandosi magari delle persone sbagliate. Ha portato a Terni giocatori molto importanti, ha fatto in modo che la Ternana fosse conosciuta a livello nazionale.
Raramente parlava di calcio, prima voleva essere informato su quanto stava accadendo: per non fare poi brutte figure. Ecco quelle non le amava fare, mai. In nessun campo.
E’ stato un presidente gentiluomo, forse uno dei pochi. Tanti aneddoti stiamo raccogliendo in queste ore e tanti sottolineano lo spessore morale. La serietà.
Terni allora abbraccia forte la famiglia di Agarini. Milanese doc, ma ternano d’adozione.
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