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Messaggero – Falletti: “Mi ha scoperto Cozzella. A Tesser devo molto, Breda mi fa sentire importante”

L'uomo del momento in casa Ternana è senza dubbio Cesar Falletti che si è raccontato al Messaggero:

"Sono nato il 2 dicembre del 1992 ad Artigas, nel nord dell'Uruguay, a circa 600 chilometri da Montevideo, la capitale – racconta Falletti – sono figlio unico e mio padre Adail ancora oggi fa il muratore, mentre mamma Elva, grande appassionata di calcio, è casalinga. Come tutti i bambini della mia età ho iniziato a giocare a pallone sotto casa, nella strada, poi ho fatto tutta la trafila nel settore giovanile del Cerro, quindi dopo aver giocato in serie A nel mio Paese, e aver indossato la maglia della Nazionale under 20, sono stato acquistato dalla Ternana che mi aveva visto giocare in una partita di campionato".

Sposato con Katherine, una ragazza di Montevideo, ha un bambino, Gianluca, di due anni nato all'ospedale di Terni. Riservato, un po' timido, in campo si trasforma, fino a diventare imprendibile per i suoi avversari. Ma torniamo al suo arrivo in Italia. "A vedere quella partita in Uruguay c'era Cozzella che in realtà era venuto a visionare un mio compagno di squadra. Poi mi fu detto che il direttore vedendomi giocare cambiò idea e puntò su di me. Ricordo bene quella sera che informai i miei genitori che sarei partito per l'Italia. Mia mamma scoppiò in un pianto dirotto, poi riuscì a capire la mia scelta. Io, ai miei genitori devo tutto. Con i loro sacrifici mi hanno permesso di fare quello che più amo, il calciatore". 

Il primo anno a Terni, con Mimmo Toscano allenatore, è stato di ambientamento, poi l'anno successivo con Attilio Tesser le cose sono migliorate e Cesar ha iniziato a giocare con una certa continuità. Roberto Breda, infine, è stato quello che gli ha dato fiducia, quello che lo ha fatto sentire importante. "A Tesser devo molto. Il mister mi ha fatto capire i movimenti giusti per fare il trequartista, il mio ruolo – spiega Cesar –. Breda, invece, mi ha fatto sentire un giocatore importante e poi mi ha spiegato che il calcio non è solo fase offensiva. Lui vuole farmi crescere, sotto ogni profilo".

Stefano Bentivogli

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