Ora che siamo giunti a questo ultimo atto di una farsa chiamata Unicusano sentiamo il dovere di dire qualcosa, stanchi delle promesse senza riscontro di una società dilettantistica e arrogante, delle figuracce regalateci da una squadra fatta di giocatori indegni di indossare i nostri colori e delle discussioni da pollaio di autonominati (e molto interessati) rappresentanti di una tifoseria in triste disarmo. A tutti una cosa vogliamo dire: basta con questo teatrino, calate il sipario e se possibile sparite. Non sentiremo la vostra mancanza. 
Non sentiremo la mancanza di una società che si è presentata a Terni annunciando la serie A e che in meno di due anni ci ha portato dalla serie B ai limiti del dilettantismo svuotando uno stadio un tempo animato da migliaia di tifosi appassionati e oggi frequentato da poche centinaia di persone stanche e disilluse. Una società che a distanza di soli tre giorni, per bocca del suo proprietario Stefano Bandecchi, passa dall’annuncio di voler comprare il Libero Liberati a quello della cessione del club. Che il minacciato disimpegno sia conseguenza della minima contestazione ricevuta dopo l’ennesima umiliante prestazione è ipotesi che lasciamo ai gonzi e agli ebeti da social. Caro Bandecchi, se vuole andarsene per motivi che evidentemente solo lei conosce (come quelli che l’hanno portata qui con il marchio Unicusano) ci risparmi l’ennesima arrogante sceneggiata e l’ennesima sparata. La strada per Roma la conosce, la imbocchi pure senza pretendere di rifilarci un ulteriore insulto alle intelligenze. È arrivato in elicottero promettendo la serie A, si accommiati in silenzio e senza salutare. A patto di portare con sè tutti i personaggi che ci ha regalato in questi venti mesi e che adesso potranno aggiornare gonfi quanto farlocchi curriculum. Gente senza nome che ha usato Terni e la Ternana nel tentativo di trovare un trampolino verso nuove carriere. Tentativi inutili, ovviamente. Quello che temiamo, nella speranza di sbagliarci, è rivedere la replica del film dell’orrore già mandato in scena a Fondi con il frettoloso disimpegno del gruppo Unicusano e la scomparsa della società. Certo non ci tranquillizzano le parole dell’avvocato Proietti che ha parlato di “aspetti che, come due anni fa, rendono problematica anche una valutazione sul mercato”. Che cosa significa? Che problemi ci sono per la cessione delle azioni della società? Chiarezza, per favore, perché almeno questo lo dovete alla città.

Non sentiremo la mancanza di tutti quei giocatori che ogni settimana umiliano la nostra città, i nostri colori e la nostra storia andando in campo come si va al circolo ricreativo, senza alcun interesse per il nostro bene e con la malcelata volontà di portare a fondo questa barca. Siamo una città civile ma non scambiate la mitezza con la coglionaggine. La vostra recita e il vostro progetto deliberato ormai ci sono chiari. È arrivato il momento di metterci la faccia e spiegare il perché di questo comportamento o di farsi da parte, chiudere le valigie in anticipo e tornare alle vostre famiglie.

Non sentiremo la mancanza nemmeno della commedia dell’assurdo disegnata in questi venti mesi attraverso le parole e i comunicati di sedicenti gruppi di tifosi che ormai non rappresentano nessuno se non  lo striscione che, quando va bene, portano allo stadio. Discussioni lunari, prese di posizione il più delle volte interessate e gare a schierarsi sempre per primi dalla parte di chi comanda. E paga, ovviamente. Tanti servi a caccia di un padrone. Fiumi di  inchiostro che pure non sono bastati a dire l’unica cosa sensata: basta, il credito è finito, Terni non è più disposta sopportare voi, le vostre promesse ridicole e la mediocrità dei vostri risultati. Quando tutto questo sarà finito, probabilmente molto presto vista l’accelerazione impressa dall’annuncio della cessione fatto da un indignato Bandecchi (come se tre sputi fossero peggio di venti mesi di sanguinose fregature), ognuno farà i conti con le proprie coscienze. Anche quei politici che hanno fatto a gara ad intestarsi il merito di aver portato Unicusano a Terni e che ora sembrano improvvisamente aver perso la parola, come quelli che hanno assistito in silenzio e la parola non l’hanno mai avuta.

Noi siamo minoranza e minoranza resteremo, ma non vogliamo più restare silenziosi. E ora una cosa vogliamo dirla, la prima e l’ultima: il fallimento si chiama Unicusano. E così dovranno ricordarlo tutti. A costo di restare per anni senza calcio, senza Ternana e senza stadio. Perché la dignità vale di più e la nostra non è in vendita.

P.S. Solo una cosa chiediamo a chi è d’accordo con queste nostre parole. Condividetele, diffondetele. Fate in modo che arrivino a tutti.

 

Minoranza silenziosa

Sezione: News / Data: Mar 19 marzo 2019 alle 18:41
Autore: Marina Ferretti
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