Anni ’80: gioia e dolori. E’ con questa massima che possiamo

affrontare i ricordi di quel periodo storico della Società

rossoverde. Per questo numero di “DAJE MO’” abbiamo

incontrato un protagonista dell’inizio di quel decennio:

Massimo Pedrazzini.

Era proprio il Giugno del 1980 quando l’ultima partita del

calendario (Brescia-Ternana 1-0, l’8-06- 1980) sancì la

retrocessione della Ternana in serie B. Una stagione incredibile

che vide la formazione rossoverde arrivare prima in semifinale

di Coppa Italia, eliminata dalla Roma, e appunto poi

retrocedere in C1 al termine di essa, dopo che nel decennio

appena concluso aveva assaporato anche la gioia della serie A

per ben due volte.

Pedrazzini nasce a Milano il 3-02- 1958 e cresce

calcisticamente nelle file del Milan, nel ruolo di

centrocampista. Con la maglia rossonera non riesce ad esordire

in prima squadra e va a “farsi le ossa” in serie D, nel Cantù. Da

qui farà il doppio salto per arrivare in serie B con la maglia del

Varese. Dopo tre stagioni in biancorosso approda, nell’estate

del 1979, nella Ternana, dove rimarrà per due stagioni. Quindi

si trasferirà alla Sambeneddetese e successivamente la sua

carriera proseguirà in diverse formazioni, tra serie B e C1, dove

avrà la soddisfazione di vincere diversi campionati.

Al termine della carriera da calciatore Pedrazzini inizia una

lunga carriera di allenatore che lo porterà anche in molte

società straniere. Oggi vive a Bucarest (Romania) e continua a

vivere nel mondo del calcio, nella Federazione Rumena, come

formatore e docente ai corsi per allenatori.

1) Come è stata la sua infanzia?

 

Figlio unico di due operai milanesi, che con tanta fatica ed

onestà concentravano il loro tempo sul lavoro per avere il

necessario per vivere, senza sprechi né lussi, ma

semplicemente il necessario.

Scuola con grandi potenzialità ma poca implicazione con un

carattere allegro ed esuberante nel limite del rispetto e

dell’educazione. La mia vita era ed è sempre stata vicina al

calcio, come gioco e svago prima, come professione poi.

Considero una tappa fondamentale l’aver fatto parte del settore

giovanile del Milan, una vera scuola di vita, dove sono

cresciuto, migliorato e maturato, come uomo prima e calciatore

poi.

Anni splendidi ed indimenticabili dal 1969 fino al 1975 dove

ho percorso tutte le tappe delle giovanili, fino alla Primavera.

2) Ricorda quando fu la sua prima partita di pallone?

Come ho detto, il calcio lo si praticava dappertutto, nel

quartiere dove vivevo, per strada, ai giardini ed all’oratorio.

Secondo mia madre, credo che da come scalciavo nella sua

pancia, già lì davo calci al pallone.

Quella che ricordo meglio è il provino fatto al Milan; una

partita di due tempi di 20 minuti, ad 11 anni mi sembravano

interminabili, giocati contro compagni di uno o due anni più

vecchi di me. Feci due gol e mi comportai bene, tanto da

indurre i tecnici di allora , Italo Galbiati ( secondo di Capello) a

reclutarmi nel settore rossonero.

3) Arrivò a Terni proveniente dal Varese. Quale fu il

motivo di tale scelta?

La Ternana era stata la mia prima tappa da professionista nella

prima stagione al Varese. Ero in panchina, avevo 18 anni e

vedere quello stadio pieno, con un tifo caloroso, mi ha

veramente affascinato.

 

Quindi quando sono stato richiesto dalla Ternana fu un motivo

di soddisfazione per me, una tappa importante all’inizio di

carriera.

4) Quando arrivò a Terni chi conosceva già dei suoi nuovi

compagni di squadra?

Avevo giocato con Poerio Mascella al Varese e venni a Terni

con Ramella, anche lui compagno per tre stagioni al Varese.

Per il resto, ne conoscevo un po’ per averli avuti come

avversari. Mi sono subito integrato nel gruppo grazie anche a

dei ragazzi semplici e splendidi caratterialmente.

5) Che impressione le fece Terni la prima volta che arrivò

in città?

Non conoscevo molto della città, solo lo stadio e piazza Tacito,

dove alloggiavo in Hotel.

Una città a misura d’uomo, dove la tradizione della “vasca” a

Corso Tacito era una cosa che a Milano non avevo mai visto.

Gente molto cordiale ed ospitale, che mi ha fatto entrare nella

sua vita dalla porta principale.

Ancora oggi conservo amicizie da lunga data con persone

speciali, ed ho anche una “figlioccia”, Ilaria, ormai donna oggi,

che non vedo da tempo ma che spero di riabbracciare presto,

così come il resto della sua famiglia.

6) Nel suo primo campionato con la maglia delle Fere, alla

guida della squadra c’era mister Santin, sostituito poi da

Mister Andreani. Che rapporto aveva con i due mister?

Ho avuto un buon rapporto con entrambi.

Santin era un vero signore d’altri tempi, attaccato ai valori

della famiglia. Ricordo un abbraccio con lui dopo la vittoria in

casa contro il Palermo, poco prima della sosta Natalizia, dove

io segnai una doppietta e vincemmo una gara che ci aveva visto

 

sotto di un gol. Quella fu una boccata di ossigeno per la nostra

classifica ed un bel regalo di Natale.

Con Andreani purtroppo le cose non cambiarono, uomo duro e

tenace ma dove sotto la scorza dura c’era una persona perbene

e attaccata alla maglia ed alla città.

7) A distanza di tanti anni se la spiega l’incredibile

metamorfosi della squadra tra il campionato e la Coppa

Italia?

La spiegazione è abbastanza semplice: in campionato

sentivamo la pressione del risultato che si trasmetteva in

campo, limitandoci nelle nostre intenzioni ad osare di più.

In Coppa Italia tutto questo non c’era e sapevamo che come

andava andava, non avevamo nulla da perdere, visto che una

squadra di categoria inferiore poteva perdere con una grande di

serie A, era quasi normale.

Alla fine questa situazione ci ha favorito e liberato da ogni

responsabilità e pressione arrivando così fino alla semifinale.

8) In quel suo primo campionato in rossoverde lei realizzò

due reti in campionato (Ternana-Palermo 2-1, il 23-12-

1979; Parma-Ternana 2-3, il 27-04- 1980), oltre ad una in

Coppa Italia, che portarono entrambi la vittoria. Ricorda

questi due episodi?

Oggi, quella contro il Palermo, verrebbe considerata una

doppietta, visto che da una mia azione e dal tiro deviato in rete

da Ammoniaci arrivò il pareggio.

Non sono mai stato un goleador ma i pochi goal da me

realizzati sono spesso valsi la vittoria, come con Palermo e

nella partita di Parma.

Entrambi i momenti sono stati apprezzabili per l’azione fatta e

per la conclusione.

 

Ci sono dei campi, come al Tardini di Parma, dove ho fatto

spesso goal quando vi ho giocato.

Quello al Verona in Coppa lo ricordo appena, ma l’importante

fu il colpo di testa al Napoli, poi deviato in rete da Badiani, che

ci servì per la qualificazione.

9) Secondo lei in quella stagione si poteva fare di più? Quali

le cause della retrocessione?

Sicuramente dietro ad una retrocessione ci sono molteplici

cause, sempre difficili da analizzare e trovare in quei frangenti,

utili per potersi salvare.

Presi singolarmente i giocatori erano di valore, visto che poi

alcuni di loro sono andati in serie A: Sorbi e Birigozzi alla

Roma, Passalacqua e De Rosa al Perugia, Mascella alla

Pistoiese, Ratti al Como ed io stesso sono stato conteso fino

all’ultimo dal Perugia.

Probabilmente come gruppo non eravamo compatti ed

efficienti e le nostre individualità non hanno aiutato a

migliorare il livello della squadra.

Peccato!!!

10) Nella stagione successiva, in serie C1, lei rimane in

rossoverde. Fu una sua scelta o avrebbe preferito rimanere

in serie B?

Alla fine ho creduto in una rinascita di una città che meritava

senz’altro la serie cadetta. Le richieste non mancavano, però la

società mi disse che non voleva svendermi ma realizzare il

giusto economicamente.

11) Allenatore di quella stagione era Mister Ghio, che poi

avrebbe ritrovato qualche anno dopo nella Salernitana.

Che rapporto aveva con il mister?

 

Nel complesso era un buon allenatore, che faceva lavorare

molto i suoi giocatori. Cercò in tutte le maniere di raddrizzare

la barca che andava storta.

Fu lui a volermi a Salerno dopo la vittoria del campionato a

Catanzaro. Salerno era un’altra piazza importante che voleva a

tutti costi vincere, accettai la sfida senza tirarmi indietro.

12) Anche in serie C realizza tre goal, tutti decisivi ai fini

della vittoria (Ternana-Cosenza 1-0, il 18-01- 1980;

Ternana-Livorno 2-1, il 15-02- 1981; Ternana-Siracusa 1-0,

il 3-05- 1981). Che ricordi ha di quegli episodi ?

Quando fai gol sono sempre momenti felici e lo sono ancora di

più quando portano la vittoria. Ricordo bene il goal al Siracusa

che fu frutto di una bella azione personale.

13) Anche quella stagione fu caratterizzata dai successi in

Coppa Italia, questa volta di serie C. Purtroppo anche in

questo caso non ci fu la vittoria finale ma arrivò la sconfitta

contro l’Arezzo nella doppia finale. Quanta delusione in

questo verdetto del campo?

Purtroppo le cose andarono così, però credo che la doppia

finale la perdemmo al Libarati, dove avremmo dovuto vincere

con più goal di scarto, mentre non andammo oltre la vittoria di

misura (Ternana-Arezzo 1-0).

Ad Arezzo (Arezzo-Ternana 2-0) la gara fu in equilibrio fino

all’ultimo, tanto è vero che andammo ai supplementari e

prendemmo il secondo goal a pochi minuti dal termine.

La squadra in quella stagione era piena di giovani interessanti

ma alla loro prima esperienza in una competizione importante,

che non era certo quella della “Primavera”!

14) Presidente della Ternana di quegli anni era l’industriale

Garofoli. Che tipo di presidente era?

 

Sinceramente lo ricordo poco. C’è da dire che quando le cose

non vanno bene le provi tutte: ritiri, multe, controlli a tappeto,

ma alla fine non portarono a nulla.

Anche lui comunque cercò di salvare il salvabile.

15) Lei fu compagno di squadra anche di Giovani De Rosa,

idolo dei tifosi rossoverdi, scomparso purtroppo molto

precocemente. Chi era De Rosa dentro e fuori dal campo?

Gianni (R.I.P.) era un ragazzo straordinario, anche lui di

Milano, sempre sorridente, ed in serie B aveva trovato la

stagione ricca di goal e di giocate da grande calciatore.

Aveva superato lo stress della separazione dalla moglie e si era

dedicato con tutta la sua professionalità al bene della squadra.

Ma ricordo con tristezza anche altri compagni scomparsi

prematuramente, come Mario Stefanelli e Claudio Legnani.

Con quest’ultimo condividevo la casa dove abitavo.

Ragazzi splendidi, che il Signore li abbia in gloria.

16) L’anno successivo lei lascia le Fere per approdare alla

Samb, facendo così ritorno in serie B. Fu una sua scelta

oppure della Società, come accadeva spesso in quei tempi?

Fui richiesto dalla Samb, la quale aveva vinto il campionato

nella stagione precedente. Ricordo di aver giocato, con la

maglia delle Fere, contro di loro, due buone gare. Fui ceduto in

comproprietà e fu così quindi che approdai in riva

all’Adriatico.

17) Se le chiedessi di descrivere il calciatore Pedrazzini,

come si descriverebbe?

Un giocatore dalle buone qualità tecniche e fisiche, che non

mollava mai, sempre pronto a sacrificarsi per la squadra. Un

professionista serio, che aveva come unico obiettivo

 

raggiungere i migliori traguardi, o almeno provarci per non

avere rimpianti.

18) Nei suoi due anni in casacca rossoverde, qual è stato

l’avversario più “rognoso” che ha incontrato?

Molti. Però ricordo con piacere l’amichevole di inizio estate

contro la Fiorentina, dove marcai con successo Antonioni.

Nella mia posizione, mediano davanti alla difesa, tutte le

mezze punte più pericolose erano le mie…… quindi la vita in

campo per me non era mai facile.

19) Gli anni ’80 furono spesso fonte di delusioni per i tifosi

della Ternana, considerando le retrocessioni dalla B alla

C2. Eppure, nonostante tutto, eravate sempre molto seguiti,

sia al Liberati che in trasferta. Seguire con tanta passione

la squadra del cuore, in quei tempi era anche uno stile di

vita. Quando scendevate in campo avvertivate tanta

passione incondizionata dei tifosi?

E’ per tale motivo che la tifoseria ternana è considerata tra le

più calde ed appassionate d’Italia.

Ho notato che non importa troppo la categoria di appartenenza,

ma le Fere sono sempre una vera passione ed un simbolo per la

città.

20) Oggi lei è un allenatore di lunga esperienza. Quali sono,

secondo lei, le qualità che deve assolutamente avere un

allenatore?

Come tecnico sono riuscito a toccare alti livelli, quelli che

come calciatore non sono riuscito ad ottenere: serie A in tutte

le nazioni dove ho allenato, con giocatori che erano nella rosa

della loro Nazionale, e di livello internazionale, come Cavani,

Pastore, Miccoli al Palermo. Basta, Tomovic, Giorgevic alla

Stella Rossa, oltre a molti nazionali rumeni e serbi.

 

Ho partecipato alla Champions League per due anni, così come

alla Coppa UEFA e alla Asia Champions League.

Ho allenato e vinto con Steaua Bucarest, come allenatore in

seconda, e come allenatore principale, e con la Stella Rossa di

Belgrado, con l’amico ed ex-collega, Walter Zenga.

Sono stato Assistente di alcuni tra i migliori tecnici, come

Lippi all’Inter, Georghe Hagi e Marius Lacatus alla Steaua

Bucarest, Cosmin Olaroiu all’Al Sadd ed Al Ain.

Ho così arricchito e aumentato le mie conoscenze ed

esperienze professionali. Credo che per prima cosa bisogna

avere passione ed umiltà per questa professione, poi ognuno

deve essere se stesso, coerente con quello che dice e quello che

fa, col rischio di essere anche “scomodi”. Avere le giuste

competenze, cioè conoscere la materia che si insegna, avere

una mentalità aperta e curiosità nel conoscere, aggiornarsi e

scambiare idee ed esperienze con gli altri.

Organizzazione e programmazione sono requisiti fondamentali

per un tecnico dei giorni nostri, non lasciare nulla al caso e

metterci la propria creatività e filosofia.

Nessuno però ha la ricetta vincente assoluta. Purtroppo nella

“giungla” del calcio vige un motto: parla con tutti…..ascoltane

pochi……ma non fidarti di nessuno! Il resto lo fai, strada

facendo, con errori e momenti di soddisfazione.

20) Vuole dire qualcosa ai suoi ex-tifosi?

Consentitemi i ringraziamenti per Terni e per i ternani; un

abbraccio affettuoso a tutte quelle persone che ho conosciuto e

frequentato nei miei anni in rossoverde, con la promessa di

rincontrarli tutti nel prossimo futuro.

Un abbraccio a tutti e sempre Forza Fere!!!

 

La carriera di Pedrazzini in rossoverde:

1979-’80 (Serie B): Presenze in campionato: 35,

Goal realizzati: 2

Presenze in Coppa Italia: 8, Goal realizzati: 1

1980-’81 (Serie C1): Presenze in campionato: 32,

Goal realizzati: 3

Presenze in Coppa Italia: 12, Goal realizzati: 0

La carriera di Massimo Pedrazzini:

1969-’75: Milan (giovanili) Presenze:

1975-’76: Cantù (serie D) Presenze: 25 Goal: 1

1976-’79: Varese (serie B ) Presenze: 70 Goal: 2

1979-’81: Ternana (serie B e C1) Presenze: 67 Goal: 5

1981-’82: Sambenedettese (serie B) Presenze: 25 Goal: 0

1982-’83: Triestina (serie C1) Presenze: 28 Goal: 2

1983-’84: Messina (serie C1) Presenze: 28 Goal: 2

1984-’85: Catanzaro (serie C1) Presenze: 38 Goal: 0

1985-’87: Salernitana (serie C1) Presenze: 57 Goal: 3

1987-’89: Mantova (serie C2 e C1) Presenze: 55 Goal: 3

1989-’91: Fiorenzuola (serie C1) Presenze: 28 Goal: 2

Marco Barcarotti

Visitate il sito www.memorierossoverdi.it: filmati d’epoca,

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ecc. sulla storia Ternana.

Sezione: Focus / Data: Lun 29 gennaio 2018 alle 15:00
Autore: Redazione TernanaNews
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