"Veni, vidi, vici" (trad.Venni, vidi, vinsi) è la frase con la quale, secondo la tradizione,  Giulio Cesare avrebbe annunciato la grande vittoria riportata il il 2 agosto del 47 a.C. contro l’esercito di Farnace II a Zela nel Ponto.
La frase viene citata nella "Vita di Cesare", una delle famose "Vite parallele" del biografo e storico greco Plutarco.
Ecco, volendo arditamente rapportare sotto il profilo carismatico e, perché no, anche sotto quello della somiglianza, la figura del celeberrimo dittatore di Roma, Giulio Cesare, con quella del "padre padrone" del Unicusano Ternana, Stefano Bandecchi, data la deprimente situazione della classifica viene voglia di cambiare la radice verbale di quella secca affermazione cesariana, sostituendo la prima persona del perfetto del verbo "vincere", con quella senz'altro meno lusinghiera del verbo "perdere".
Veni, vidi...perdidi ! Venni, vidi...persi!
Come affermare il contrario?
Giunto a Terni come "il salvatore della patria rossoverde" e trionfalmente acclamato come tale dall'esausta tifoseria ternana, distrutta e smembrata com'era dopo i 14 anni della "dittatura Longariniana", Stefano Bandecchi si distinse subito per il passo deciso e la parola pungente, esaltando il popolo entusiasta con roboanti promesse di immancabili successi, calcistici e non.
Come non credere alle promesse di chi, giunto dal cielo dell'amatissima Conca come novello Hermes, si proponeva immediatamente come l'Uomo che avrebbe restituito la Ternana agli antichi e ormai dimenticati splendori?
Come non cedere al fascino delle pale luccicanti dell' aquila metallica e delle zuccherose parole ammaliatrici elargite come manna provvidenziale all'affamata tifoseria rossoverde?
Furono giorni di ottimistica speranza.
Molto pochi in verità...
Perché il cielo sopra lo stadio già dopo pochissimo tempo cominciò ad annuvolarsi, triste presagio della tremenda tempesta che si sarebbe abbattuta su Terni e sulla Ternana di li a pochi mesi...
Dove finirono Fabio Liverani e i suoi eroi del 18 maggio?
Ma, soprattutto, chi venne chiamato a raccoglierne la pesantissima eredità?
E quali gladiatori imbattibili furono arruolati per centrare l' ambizioso progetto di facili vittorie proclamato ai quattro venti?
I risultati a venire furono la logica conseguenza di questa strategia improvvida; e troppo tardi si cercò di correre ai ripari.
E a chi ebbe già in quel tempo il coraggio di storcere il naso, consapevole della totale fallacità delle malaugurate scelte effettuate, venne riservato lo stesso amaro destino di Cassandra, figlia di Priamo e di Ecuba...
Ma a nulla vale oggidì proferire il facile detto..."io lo sapevo..."
Perché nelle orecchie di chi ha avuto il coraggio  di gettare lo sguardo oltre il proprio naso, rimbomba ancora il beffardo suono delle parole "infame gufo divanista"...
Ed eccoci qua, oggi, a contemplare il totale fallimento del progetto "unicusano" ...
Un progetto che, come una nube piroclastica, ha letteralmente dissolto il rinascente e speranzoso tifo rossoverde.
E ci mancava pure il guanto di sfida lanciato dal Patron in faccia alla delusione, al dolore e al giusto risentimento delle genti ternane...
Perdere ci può stare, si: ma da signori!
Invece di sfidare la legittima protesta dei tifosi, meglio sarebbe stato dire: "ho sbagliato. Chiedo scusa. Cercherò di rimediare".
Ma, in fondo, questo è ciò che - comunque e in ogni caso - ancora ci si attende, consapevoli dell'ineludibile, amara constatazione che solo questa proprietà può assicurare vita alla Ternana, sia pure nel limbo di quella che sembra un'ormai inevitabile serie C
Ma anche nella convinzione che solo, un bagno di umiltà, un drastico cambiamento di rotta e, soprattutto, una programmazione seria, coerente, fatta di progetti reali e di persone veramente capaci e professionali, potrà lenire in qualche modo l'amarezza provocata dall'autentica tragedia sportiva che ha colpito una comunità che da sempre vive di pane e pallone!
Il futuro, dunque, è nelle sue mani, caro Patron.
Un futuro che, si badi bene, è già cominciato...

Sezione: Editoriale / Data: Gio 10 maggio 2018 alle 00:01
Autore: Massimo Minciarelli
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