Anche la tifoseria è spaccata. Una curva se la prende con De Canio, l’altra applaude la squadra nonostante la delusione. Il 3-3 contro la Giana Erminio lascia ben più di una perplessità in dote, rispetto al cammino di questa squadra, costruita per vincere, ma che fa una fatica bestiale. E questo è il senso del ritiro ordinato dal presidente Ranucci, che non si nasconde dietro un dito. Questa squadra è costruita per vincere e deve farlo, indipendentemente da come. E quindi bisogna arrivare a farlo: è l’obiettivo di tutti, De Canio in testa.

Purtroppo si sono rivisti gli stessi errori di Bolzano (al netto delle decisioni arbitrali, che martedì sera comunque avevano inciso): è una Ternana che produce azioni da gol, che probabilmente avrebbe meritato anche la vittoria, ma che alla fine si guarda indietro e trova delle voragini che la inchiodano al pari. Stavolta (e purtroppo non è la prima volta) la croce degli svarioni è sulle spalle di Diakité e Hristov e anche di una mediana che non ha retto l’urto della novità tattica proposta stavolta da De Canio. Il 4231 ha funzionato in avanti, molto meno dietro. È evidente che c’è bisogno di perfezionare alcuni meccanismi, ma non ci sentiamo di dire che la strada non sia quella giusta.

Non è per forza la ricerca di un aspetto positivo, dopo una partita, anzi un risultato, francamente deludente. Ma obiettivamente di cose buone se ne sono viste, purtroppo - come detto - vanificate dagli errori/orrori in fase difensiva.

Posto che non è mai colpa del singolo (se si va in difficoltà c’è sempre qualcosa che non ha funzionato) ma stavolta i singoli hanno inciso molto sul risultato finale.

De Canio è stato ancora più esplicito: ha parlato di calcio, ha parlato di equilibri e di atteggiamenti sbagliati. Ha dato la sensazione che sa dove bisogna lavorare e lo ha fatto con una consapevolezza rara. Ora è lui al centro di molte critiche perché la squadra non sta rendendo come ci si aspettava ed essendo lui il responsabile tecnico della società è normale che sia anche il catalizzatore del nervosismo della tifoseria.

Ranucci fa bene a difenderlo, fa bene a mettersi al suo fianco. I momenti difficili vanno affrontati insieme. Con durezza, ma insieme. Solo essendo compatti, realmente compatti, si esce da momenti come questo. Soprattutto se il legame fra la dirigenza e lo staff tecnico è solido come si è sempre professato. La Ternana come società ha imboccato una strada che abbandonare ora sarebbe contraddittorio. Abbandonare un progetto tecnico è sempre un passo da ponderare: non ci pare proprio ci siano i presupposti per dichiarare fallito il percorso che la Ternana ha scelto in estate.

La squadra è forte, l’allenatore è esperto. Si deve lavorare, ovvio. Ma bisogna assolutamente evitare di farsi prendere dall’urgenza di dover risolvere subito la situazione in maniera drastica.

Di possibili scusanti ce ne sarebbero pure, come sottolineato sia da Ranucci che da De Canio. Ma tutto questo non basta perché comunque la squadra avrebbe potuto superarle in serenità. Esattamente quella che manca adesso e che ora con il ritiro ad oltranza cercherà di recuperare.

La partita contro la Giana Erminio è sembrata la tela di Penelope: davanti si crea e dietro si distrugge. Questa Ternana ancora non ha un’identità precisa. De Cano (anche a causa degli infortuni) sta cercando la formula giusta. Ma - attenzione - non è per forza tutto da buttare... di sicuro non si può più sbagliare...

Sezione: Editoriale / Data: Dom 16 dicembre 2018 alle 17:52
Autore: Ternananews Redazione
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