Ennesimo pareggio, fin qui più dei nove della Ternana soltanto la Salernitana che però ha vinto di più quindi può godere di una classifica migliore. Ennesimo derby finito male. Stavolta più degli altri anche se il gol estemporaneo e fortunoso di Nicastro, un anno fa, somiglia molto, nella sostanza, al rigore regalato nel recupero a Di Carmine.

Il rigore ha tenuto banco. C’era, non c’era. Magari poteva starci pure il rosso se fallo era, come crediamo. Comunque siamo ad un dettaglio sul quale Pochesci e i suoi non possono lavorare. Viceversa possono e debbono farlo sugli errori propri, cercare di limitarli se non eliminarli. Perché in buona sostanza il Perugia ha pareggiato soprattutto perché la Ternana non ha saputo chiudere una partita che aveva in pugno e che s’è lasciata sfuggire di mano quando addirittura si è ritrovata in superiorità numerica. Errori pesanti che sono costati due punti ancor più fondamentali ad una squadra che non vince da un mese e mezzo, che non riesce a chiudere una partita senza subire gol, che non riesce ad andare a segno con la generosità delle prime giornate. Si difende meglio ma crea di meno. Per questo occorre elevare il livello di attenzione visto che sulla qualità è difficile intervenire. Questa è la rosa, almeno fino a gennaio e con questa Pochesci che l’ha voluta, sostenuta e difesa, deve fare i conti cercando di ottenere il massimo possibile. Cercando, pure lui, di limitare gli errori perché sì, anche il tecnico a volte può commetterne. Come nel derby togliendo Montalto, inserendo un difensore in più e finendo con l’abbassare la squadra, che di suo aveva il fiato grosso e il braccino corto, fino a regalare tre quarti di campo agli avversari che altro non facevano se non gettare palloni in area nella speranza del colpo di genio o di fortuna. E’ arrivato il secondo favorito dall’erroraccio di Vitiello, il più esperto del gruppo, e la vittoria è volata via portando con se due punti pesanti e la possibilità di scalare qualche posizione in una classifica che per ora è corta ma che non resterà tale a lungo. Per cui sarà bene darsi una regolata perché non è detto che gli altri abbiano voglia di aspettare ancora a lungo quelli delle retrovie.

Ultima annotazione sul singolare silenzio stampa di Pochesci. Verrebbe da pensare agli scioperi a macchia di leopardo di qualche decennio fa. Silenzio con i media locali, quattro chiacchiere con Sky durante la settimana e poi ancora nel dopo partita. Una scelta del tecnico, come ha sottolineato il presidente Ranucci. Scelta che non ci va di commentare né di contestare ma ad una condizione: se silenzio dev’essere per correttezza dev’esserlo nei confronti di tutti. Magari motivandolo. Perché vivere nel calcio dei professionisti regala privilegi e qualche sogno ma pure alcuni obblighi ineludibili. Non servono le uscite estemporanee che hanno reso personaggio il tecnico venuto dai dilettanti. E’ sufficiente un dialogo corretto e proficuo, una valutazione della situazione senza per forza issarsi su posizioni di difesa o di attacco ad ogni costo.

Il calcio è bello perché ospita mille opinioni diverse. Ma ci sono elementi incontestabili: risultati e classifica. Quelli che oggi non premiano la Ternana generosa, a tratti anche divertente, magari pure sfortunata ma sempre, pericolosamente, relegata in fondo alla classifica.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 28 novembre 2017 alle 00:00
Autore: Massimo Laureti
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