Non mi piace affibbiare etichette particolari alle partite che non siano derby. In particolare legandole alla situazione di classifica, soprattutto nella fase iniziale della stagione. Però la situazione della Ternana non può sfuggire ad un’analisi anche impietosa. In fondo alla classifica dopo otto giornate: non era mai successo prima anche se Toscano infilò quattro sconfitte in avvio nella stagione del ritorno in serie B e l’anno scorso ottenne un solo punto sempre nelle prime quattro uscite. Ma erano situazioni diverse. C’era grande fiducia (poi comunque ripagata) in entrambi i casi, condita con qualche penalizzazione altrui che alleviava i patimenti. E così in nessuna delle due occasioni venne messa in dubbio la fiducia nei confronti del tecnico anche se l’anno scorso il rapporto tra Toscano e Simone Longarini s’incrinò tanto da indurre il tecnico a rassegnare le dimissioni all’alba del quinto turno. Ma c’è qualcuno disposto a giurare che in caso di sconfitta a Salerno (quinta di andata) non gli sarebbe arrivato comunque il benservito? Oggi la situazione è diversa. I numeri sono impietosi e le giustificazioni minime. Anche perché dopo la sconfitta all’esordio la Ternana, in un modo o nell’altro, era riuscita a rialzarsi pareggiando in rimonta anche il derby di Perugia. Ma quei risultati non hanno mai cancellato i problemi reali della squadra costruita un po’ così, con qualche approssimazione, specie in attacco. Una squadra che segna meno di tutti (un gol ogni due partite) che ne subisce in discreta quantità, che tira pochissimo ha evidenti problemi di gioco da risolvere, fossero anch’essi prodotto di un organico imperfetto. Così, inevitabilmente, sul banco degli imputati ci finisce l’allenatore, Benito (Benny) Carbone che si sta dando da fare sperimentando partita dopo partita alla ricerca, non ancora trovata della giusta quadra.
Chi l’ha preceduto avrebbe potuto chiamare in causa rapporti non straordinari con diesse Cozzella (vedi Tesser e in parte Toscano) o magari le difficoltà di confronto con i vertici societari. Carbone non può perché sulle proprie spalle si è, o gli è stato caricato, un fardello enorme. Lui è il manager che costruisce la squadra, che l’allena e che s’interfaccia con la società oltre ad intrattenere rapporti (sempre molto cordiali, gli va dato atto) con la città. Tutto sulle sue spalle anche se è facile immaginare che possa disporre di consulenze qualificate, almeno in sede di mercato, e di uno staff messo insieme in extremis e con il quale sembra aver trovato piena sintonia, stando alle sue affermazioni.
Questo quadro ci riporta alla considerazione iniziale, al riferimento all’importanza della partita di Trapani, la nona della stagione. Inutile girarci intorno, entrambe le squadre hanno tentato in tutti i modi di tenere fuori dalla porta e dal proprio vocabolario un termine che nel calcio fa sempre paura: crisi. Però è così. La sconfitta stavolta aprirebbe ufficialmente la crisi di una delle due e nemmeno il pareggio cambierebbe le cose. La Ternana è obbligata a vincere, in un modo o nell’altro. In caso contrario il futuro si aprirebbe a scenari estremamente pericolosi ma troppo spesso prodotti dalle rappresentazioni del calcio nostrano. Siamo al momento della prima svolta, dimenticando l’epilogo frettoloso del rapporto con Panucci? La risposta che ci sentiamo di dare è affermativa. Proprio così, siamo al primo punto di svolta, nel bene e nel male. E in tutti e due i casi saranno situazioni che la Ternana, in campo e negli uffici, sarà chiamata a gestire con estrema attenzione perché, visto quello che sta producendo questa serie B 2016-2017, garantirsi la permanenza, il giusto obiettivo della stagione, sembra essere più complicato del solito.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 16 ottobre 2016 alle 14:09
Autore: Massimo Laureti
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