Superata la metà di settembre siamo ancora qui a chiederci come andrà a finire la battaglia legale che ha riempito la nostra estate calcistica, in quale campionato giocherà la Ternana vittima, non unica, di un gravissimo ed evidente sopruso. L’estate orribile del calcio italiano ha consegnato all’autunno il proprio epilogo senza fornire alcun indizio nel merito. Per cui ad oggi l’unica certezza, amara, è che il calcio italiano è gestito da soggetti che hanno nell’incapacità e nella ricerca del tornaconto personale le proprie caratteristiche fondanti. Norme stracciate, regole disattese, opinioni cambiate dalla sera alla mattina. Insomma, tutto quanto necessario per far allontanare la gente dagli stadi. Nell’anno di Cristiano Ronaldo alla Juventus il calcio nostrano ha dimostrato di avere fondamenta di argilla. E le conseguenze, ovviamente, sono a carico esclusivo dei più deboli, delle categorie inferiori.

Però per chi sta subendo questa situazione, e la Ternana è tra queste, la faccenda è diventata ancora più complessa. Perché per la prima volta nella sua lunga storia di allenatore Gigi De Canio si ritrova con un precampionato lungo più di due mesi alle spalle e un inizio di stagione ancora da decifrare. Con tre sole gare vere nelle gambe dei suoi giocatori che ormai saranno al limite dell’esaurimento nervoso: perché allenarsi ogni giorno senza avere poi lo sfogo naturale della partita è un fardello difficile da sopportare. Specie se al tutto si aggiungono false partenze, come quella di questa settimana. Da qui un problema in più: mantenere alto il livello di concentrazione della squadra e capirne lo stato di forma senza avere avuto banchi di prova veritieri. Per cui è evidente il rischio di dover assegnare alle prime uscite una serie infinita di interrogativi da sciogliere, dal livello qualitativo della squadra, al suo stato di forma, al grado di apprendimento di schemi tattici, all’amalgama tra reparti che di solito è il primo obiettivo fissato da ogni allenatore.

Un paradosso: avere avuto tanto tempo a disposizione senza riuscire ad avere certezze. Non certo per responsabilità diretta dei nostri, anche se magari qualche confronto probante in più avrebbe contribuito a diradare qualche possibile ombra, anche nella nostra capacità di valutazione. Questione di scelte.

La stagione quindi si prospetta estremamente complicata perché c’è un dato che nessuna bagarre legale può cancellare: la Ternana è retrocessa da ultima nella passata stagione di serie B ed ha quindi il dovere di impegnare ogni risorsa per cercare di tornare immediatamente dov’era. Le vicende extra campo possono soltanto aver distratto l’ambiente per un paio di mesi ma poi, quando la palla tornerà a rotolare nel rettangolo verde, si tornerà a quello che più conta: alla qualità del gioco e ai risultati che possono arrivare soltanto se la squadra costruita si dimostrerà all’altezza, se l’ambiente (interno ed esterno alla Ternana) sarà finalmente coeso.

La presentazione della squadra al Liberati e la festa che l’ha abbracciata è stato un buon segnale al netto di cadute di stile evitabili considerato che proprio certi scivoloni avevano creato più di un problema nella gestione complessiva della passata stagione ad una società che si era trovata a dover gestire qualche scheggia impazzita. Proprio il ritorno alla normalità, auspicato anche dalla dirigenza rossoverde, dovrebbe essere un elemento cardine di un torneo che deve ancora cominciare. Soprattutto nel momento in cui i governanti del calcio dimostrano di farsi beffe delle regole e di quei tifosi che vorrebbero parlare soltanto di dribbling, tunnel, gol e grandi parate.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 17 settembre 2018 alle 16:00
Autore: Massimo Laureti
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