Chiamatelo come vi pare!
Dategli il titolo che preferite. 
Che si tratti di "Lodo Ternana" così come lo ha definito Patron Bandecchi, oppure di "Svolta epocale", oppure di "Trionfo su tutta la linea", oppure di "Ennesimo contributo al caos del calcio italiano", la sostanza della decisione assunta ieri dal Tar Lazio assume senza ombra di dubbio proporzioni straordinarie.
Per la prima volta da quando è sorta la Federazione Italiana Giuoco Calcio (si scrive così...), una società calcistica di provincia (quindi del tutto priva di quel carisma che contraddistingue i grandi club) ha saputo dare l'assalto ad un sistema molto, tanto, troppo più grande di lei.
Un sistema fin troppo spesso dominato da interessi personalistici e da "potentati" che con il calcio ben poco hanno a che vedere.
Ma questa piccola società di provincia, la nostra Ternana,  ne è uscita trionfatrice; e questo al termine di una battaglia lunga, logorante, senza esclusione di colpi, ma sempre portata avanti con estrema fermezza, chiarezza e dignità.
Lasciatemi dire che per una cittadina come Terni, spesso dimenticata, spesso ignorata o peggio calpestata a vantaggio del Capoluogo, addirittura collocata geograficamente ora nel Lazio, ora addirittura in Abruzzo, il risultato ottenuto dalla società rossoverde è semplicemente straordinario.
E questo risultato è stato ottenuto da quella stessa società che appena qualche mese fa aveva condannato la Ternana alla retrocessione in serie C, dopo ben 6 anni di cadetteria, grazie a scelte a dir poco improvvisate ed improvvide.
Tutti ancora ricordiamo il tormentato passaggio dall'era Longariniana a quella di Unicusano. 
Tutti abbiamo ancora bene in mente le immagini dello spettacolare arrivo al Liberati del Patron e i suoi roboanti proclami trionfalistici, poi purtroppo clamorosamente smentiti dalla realtà dei fatti.
Tutti, però, abbiamo ancora nelle orecchie le urla di rabbia e gli improperi che Stefano Bandecchi ha avuto il coraggio di incassare "petto in fuori" recandosi personalmente sotto la curva inferocita dello stadio subito dopo il verdetto della retrocessione.
Qualsiasi altra persona, qualsiasi altro imprenditore che spende soldi nel calcio, pochi o tanti che siano, di fronte una situazione del genere probabilmente avrebbe mollato.
Molto più difficile invece sfidare l' ira della gente, "metterci la faccia" come comunemente si dice.
E ancor più complicato ammettere pubblicamente le proprie colpe e provare a ricominciare da zero, sapendo di non poter contare sul benché minimo appoggio da parte della tifoseria. Anzi, sfidando quella stessa gente che ne auspicava la più veloce dipartita verso altri lidi... Il più lontano possibile da Terni.
Si trattava di ricostruire tutto da capo.
Un autentica "Mission Impossible", dato l'umore a dir poco pessimo delle genti ternane e il pressoché totale azzeramento della passione sportiva.
L 'unica cosa da fare era cercare di costruire una squadra vincente, anche se vincere nel calcio non è mai facile pur con una squadra fatta di giocatori assolutamente di rango.
E questo significava spendere soldi.
E spendere soldi nel calcio non è detto che sia poi così tanto redditizio. 
I giocatori sono arrivati; tanti e tutti bravi.
Ma di qui a pensare che la Ternana ammazzerà il campionato, quale che esso sia, ce ne passa... E infatti lo stiamo già vedendo.
Ma questo era il minimo sindacale che la società rossoverde poteva fare, dopo i disastri della passata stagione.
E potrebbe non bastare (o sarebbe potuto non bastare) per restituire credibilità alla società di via della Bardesca.
Ma poi - quasi a mo' di assist - (mi sia concessa la battuta maliziosa...), è arrivata la storia dei "ripescaggi".
E qui anche i più accesi detrattori di Stefano Bandecchi & C. non possono non convenire sul fatto che la Ternana (perché di Ternana parliamo) abbia lottato ferocemente, anche contro decisioni a dir poco illogiche e contraddittorie, profondendo fino all'ultima stilla di energia, per far sì che la giustizia, quella con la G maiuscola, alla fine trionfasse! Anche in quel mondo dominato da interessi di parte spesso in aperto contrasto con lo stesso, normale, etico concetto di "giustizia".
Io non so sinceramente come andrà a finire questa storia.
Nel momento in cui sto scrivendo questo mio editoriale, infatti, non si sa ancora se la Ternana sarà ripescata in B, se ci saranno i ripescaggi, se tutto si risolverà in un risarcimento danni o nell' ennesima "bufala" ...
Ma resta il fatto ineludibile, inequivocabile e soprattutto indiscutibile che questa società sia andata oltre il possibile, oltre ogni sforzo per far sì che i suoi sacrosanti diritti e, se vogliamo, anche quelli di tante altre piccole società bistrattate al pari suo dal "sistema", venissero rispettati e riconosciuti.
Non mi si accusi a questo punto di "cortigianeria" di bassa lega.
Chi mi legge, chi mi segue in radio o in TV sa perfettamente che non  sono mai stato troppo tenero con la società e con i suoi dirigenti.
Basti ricordare la violenta (ma civile) discussione verbale avuta con il presidente Ranucci anche all'interno di questa testata telematica, all'indomani della sua visita alla tomba di Corrado Viciani.
Ma, a questo punto, credo che sia giusto dare a Cesare quel che è di Cesare e riconoscere gli amplissimi meriti della società rossoverde nella gestione di questo caso che sicuramente farà storia.
E che soprattutto rende onore e lustro non soltanto alla Ternana, ma anche ai ternani e a tutta la città di Terni.
Ciò giustamente riconosciuto, ora si tratta solo di attendere quelle che saranno le decisioni della Federazione sulla scorta del provvedimento assunto dal Tar Lazio.
E, sotto questo profilo, nulla può essere dato per scontato.
Personalmente mi auguro soltanto che quella che a buon diritto ho definito "la vittoria di Don Chisciotte", riferendomi non soltanto alla famosa battaglia contro i mulini a vento dell'eroe di Miguel Cervantes, ma anche al motivo che il Patron ha fatto ripetutamente diffondere dagli altoparlanti dello stadio, non si trasformi invece in una "vittoria di Pirro"...
Perché - lasciatemelo dire - l' aver tanto combattuto per poi vedere i propri sforzi premiare altre società meno "impegnate", ma molto più "opportuniste"... sarebbe una gran fregatura!





 

 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 25 ottobre 2018 alle 00:01
Autore: Massimo Minciarelli
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