L'adagio è tanto conosciuto quanto vero: l'unione fa la forza. In un gioco di squadra come il calcio (e non solo in campo), l'unità di intenti la differenza può farla eccome, può aiutare a vincere, a giocare d'insieme, a spingere dagli spalti, a trovare soluzioni quando le cose non vanno come dovrebbero, ad attutire le cadute se serve. L'unione fa la forza, ogni tanto sarebbe il caso di ricordarlo, tutti quanti. 

Dovrebbero ricordarsene i giocatori che scendono in campo, che a fare le cose insieme ai compagni si fatica meno, che a giocare di squadra ci si diverte di più, si rischia meno e soprattutto si incappa in meno errori individuali. Dovrebbero ricordarsene soprattutto nei momenti difficili, quando il singolo troppo spesso si porta sulle spalle la partita senza accorgersi che le spalle su cui poggiare il peso non sono solo le sue, oppure al contrario quando si viene presi dall'ansia e dalla paura di sbagliare e allora le responsabilità si scantonano. Insieme si vince meglio, ma si soffre anche meno quando si perde. 
Che l'unione fa la forza se ne deve ricordare anche la società, perchè coinvolgere la piazza nella vita della Ternana può dare spunti interessanti, pur rispettando tutti i ruoli,senza che nessuno invada il campo altrui: deve essere cooperazione, non prevaricazione, consiglio e non imposizione. Pur mantenendo il polso della situazione, entrare in sinergia con i tifosi di ogni ordine e collocamento (più o meno geografico) può servire a ricucire un tessuto fertile dal quale possa rinascere il legame viscerale fra la Ternana e la sua Terni. 
Che insieme è tutto più semplice (o meno difficile, se preferite), lo devono ricordare i tifosi stessi, quelli che la passione per il rossoverde la vivono e la sentono sulla propria pelle, quelli che per la Ternana hanno fatto e continuerebbero a fare l'impossibile. Soprattutto nei momenti difficili, quelli in cui lo stadio si svuota e i risultati non arrivano, forse sarebbe maggiormente utile puntare la prua verso la stessa direzione, piuttosto che remare ognuno per conto proprio verso questa o quella chimera, perdendo di vista l'approdo principale. Questo non significa bendarsi e fidarsi ciecamente di questo o quel capobranco, quanto piuttosto certe volte chiudere un occhio o un orecchio per qualcosa di più grande, per un bene a cui tutti si tiene, seppure in modi e con idee differenti. 

L'unione fa la forza, nel bene ma forse ancor più nel male, e chiudiamo qua questa lunga e noiosa paternale dicendo solo una cosa: tanto vale provare. 

Sezione: Editoriale / Data: Sab 16 marzo 2019 alle 17:00
Autore: Marina Ferretti
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