Come non era troppo difficile prevedere è successo quello che doveva succedere. L’esperienza in rossoverde di Sandro Pochesci è arrivata al capolinea e c’è poco da discuterci sopra. I risultati lo hanno bocciato inesorabilmente. Tre vittorie in 23 partite sono davvero poca cosa per consentire a qualcuno di sperare in un futuro miglioramento. A ben vedere questa è stata sin dall’inizio una stagione vissuta sui se e sui ma. “Se non ci fosse stato quell’errore...ma se fosse entrato quel tiro….”. Insomma, una montagna di giustificazioni per cercare di dare forza ad un progetto che invece aveva basi poco solide. L’idea di trasferire in serie B tanti giocatori e un tecnico che mai avevano assaporato la categoria è fallita. Gli aggiustamenti hanno portato in campo, l’altra sera, una squadra con tanti calciatori che hanno maturato esperienze importanti tra i cadetti.

E’ fallito il progetto tecnico originario, quello legato ai soli calciatori italiani, ai giovani (quali?) tirati su dalle serie minori. Ma non è fallita la stagione della Ternana che può ancora risollevarsi. Lo dicono la classifica e il valore di parecchie altre squadre. Per farcela Stefano Bandecchi ha deciso che doveva fare a meno del “personaggio Pochesci” e affidarsi invece ad un tecnico “più padre di famiglia, capace di ricreare la giusta sintonia con la squadra”.

Una scelta, quella di esonerare Pochesci, che Bandecchi avrebbe dovuto assumere qualche tempo fa. Lo ha affermato lo stesso patron nel comunicato di commiato al tecnico amico.

Il momento cruciale a nostro avviso è stato lasciato andare colpevolmente alla fine del girone di andata. Quando la società ha deciso di affiancare un tutor ad un tecnico che evidentemente riteneva fuori controllo, avrebbe dovuto assumere una decisione radicale: l’esonero appunto perché quella scelta equivale ad una dichiarata mancanza di fiducia. Ma al tempo stesso Pochesci, che più volte ha esternato il proprio amore per la Ternana e per i ternani, in virtù di questo, avrebbe dovuto prendere cappello e lasciare la panchina. Perché quella della società era una scelta che avrebbe dovuto offenderlo.

Ma quella situazione è stata l’istantanea di una situazione ormai insostenibile. Tutto il tempo trascorso successivamente è stato tempo perso. Colpevolmente, stante le scelte di mercato operate su indicazione di Pochesci.

Stare qui a elencare le responsabilità del tecnico o quelle della società diventa esercizio sterile. L’allenatore col passare del tempo è parso diventare prigioniero di un personaggio “showman” che strideva con le responsabilità che gli erano state affidate. E se Bandecchi, com’è probabile, conosceva le caratteristiche del suo grande amico avrebbe fatto meglio probabilmente a risparmiargli e risparmiarsi un’esperienza che non ha generato alcun risultato positivo.

Insomma, errori da tutte e due le parti, come sempre succede con un dibattito aspro che si è aperto tra i tifosi. I contrari al tecnico e quelli che invece lo adoravano addebitando alla squadra le sconfitte ed esaltando il “manico” nelle rare vittorie. Insomma, una situazione diventata insostenibile per tutti. Anche per Pochesci come mi è parso di capire l’altra sera. Una lezione impartita da un campionato difficile, da quel calcio professionistico al quale il gruppo Unicusano si è affacciato per la prima volta. Lezione utile se Bandecchi e soci sapranno farne tesoro. Fin qui sono stati eccellenti nelle scelte extra calcistiche (vedi interventi sullo stadio, convenzione, rapporti con le varie componenti del calcio etc.) se sapranno migliorarsi nella gestione più strettamente sportiva la Ternana avrà buone chance di salvezza. Con una condizione di partenza: non far vestire a Mariani i panni del salvatore della patria pur nella consapevolezza che il suo sarà un duro lavoro di ricostruzione sia a livello tecnico che umano. Per questo un caloroso in bocca al lupo se lo meritano tutti. Quelli rimasti in rossoverde e anche Pochesci che potrà fare tesoro dell’esperienza vissuta e mettere a frutto gli insegnamenti ricevuti in una prossima occasione.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 31 gennaio 2018 alle 00:00
Autore: Massimo Laureti
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